Sallusti al Teatro di Verzura: “Cari politici, se pensate che la magistratura si riformi da sola siete fuori strada”

-

Alessandro Sallusti è stato ospite a un incontro che si è tenuto al Teatro di Verzura, presso il giardino dell’ex convento delle Oblate di Borgo a Mozzano. Patrizio Andreuccetti e Gina Truglio – sindaco di Borgo a Mozzano (oltre che segretario territoriale del PD) il primo, e titolare della libreria UBIK di Via Fillungo la seconda – hanno moderato la serata, dialogando con il celebre giornalista e offrendo interessanti spunti di riflessione ai tanti ospiti presenti.

L’ex direttore de “Il Giornale” ha presentato “Il Sistema”, il libro scritto a due mani con Luca Palamara, colui che per oltre dieci anni è stato il più potente regista della magistratura italiana e che, a seguito di un terremoto giudiziario che l’ha travolto e abbattuto, pochi giorni fa è stato definitivamente radiato dalla magistratura stessa. Un libro – quello di Sallusti e Palamara – che, nonostante l’ostracismo degli editori e dei maggiori quotidiani nazionali, ha già venduto oltre 300.000 copie, occupando il primo posto nella classifica dei libri più letti del 2021.

L’incontro è stato molto interessante, ed è volato via lasciando dietro di sé sensazioni contrastanti.

Diciamo subito le cose come stanno: Sallusti non è simpatico a molti. Per anni è stato un alfiere di Berlusconi e del berlusconismo militante, e sarebbe ipocrita negare che ancora oggi è guardato con un certo fastidio da tutti coloro che, per molto tempo, hanno fatto dell’antiberlusconismo l’unica ragione della propria esistenza politica. Lo stesso Patrizio Andreuccetti, a tratti, ha tradito un certo imbarazzo di fronte alla versione politico/giudiziaria offerta da Sallusti in merito alle vicende processuali dell’ex Premier.

Il giovane sindaco di Borgo a Mozzano – spaziando da Berlinguer al Verona campione d’Italia nell’84/85, passando per la caduta del Muro di Berlino – non si è addentrato più di tanto in considerazioni sullo stato della magistratura italiana, glissando anche di fronte alle parole di Sallusti sugli effetti politici del berlusconismo: “è un fenomeno che ha impoverito soprattutto la sinistra, che per vent’anni si è occupata unicamente di capire come non far governare Berlusconi”. Una verità sacrosanta e innegabile, a cui è difficile replicare.

Sallusti è antipatico. Sallusti è scomodo perché è l’unico giornalista – insieme a Sansonetti e a pochi altri – che nelle degenerazioni della magistratura ci ha messo davvero le mani, facendosi addirittura la galera per un reato d’opinione. Ora, dopo la pubblicazione del libro, anche la sinistra si sta finalmente accorgendo che, in assenza di contrappesi istituzionali, l’attuale strapotere della magistratura (soprattutto di quella inquirente) rappresenta un pericolo reale per la democrazia. A dire il vero, al di là delle possibili opinioni politiche, chiunque abbia avuto modo di frequentare i Tribunali queste verità le conosce da tempo, e da tempo prova a denunciare – spesso invano – tali anomalie. Quindi un merito a Sallusti andrebbe riconosciuto solo per questo, per avere avuto il coraggio di dire e raccontare, a prescindere da ogni considerazione e dietrologia politica.

Un altro merito, poi, è quello di essere stato l’unico a sedersi di fronte a un Re decaduto per ascoltare la sua versione dei fatti. Perché – diciamocelo – Luca Palamara è ormai questo, e già prima non era certo un mostro di simpatia o virtù. Oggi viene demonizzato, ma ricordiamoci che fino a ieri veniva osannato da tutti o quasi. Quando era all’apice della popolarità, solo uno come Cossiga ebbe il coraggio di ridicolizzarlo in diretta televisiva: “Palamara? O non capisce niente di diritto o è molto spiritoso, la faccia da intelligente non ce l’ha […]. Ho fatto politica per cinquant’anni, vuole che non riconosca uno dalla faccia?”.

Palamara era al vertice (effettivo? si chiede provocatoriamente Sallusti) del meccanismo di assegnazione delle nomine. Era un membro di spicco del C.S.M. e a suo tempo è stato Presidente dell’A.N.M., un’associazione che lo stesso Cossiga definì provocatoriamente “sovversiva e di stampo mafioso”. Era considerato un semi-dio, e come tale veniva trattato nei salotti romani. Soprattutto da coloro che oggi lo additano come l’unico cancro del potere giudiziario italiano. Soprattutto da personaggi che sono stati piazzati a ricoprire ruoli di potere proprio da lui.

C’era bisogno di far fuori un politico o un magistrato non allineato? Il modo c’era, e per farlo si passava spesso da Palamara: un’indagine creata appositamente, un dossier trasmesso ai giornali giusti ed ecco fatto. Berlusconi, Prodi, Salvini, Marino, Mastella, Renzi e chi più ne ha più ne metta. Poco importa se alla fine, dopo anni, l’indagine o il processo si risolvevano in un nulla di fatto. Lo scopo era raggiunto, l’avversario nel frattempo era stato eliminato. Palamara è ormai alla fine dei suoi giorni e – per inciso, a scanso di equivoci – chi scrive ritiene un’offesa che l’ex P.M. abbia deciso di scendere in politica, un’offesa per la politica ma anche per la parte sana della magistratura.

Ma Palamara – così come Sallusti – ha un merito indiscutibile: quello di aver finalmente messo nero su bianco ciò che molti sapevano (e molti sapevano perché si sono trovati coinvolti nelle vischiosità del processo penale) e non avevano il coraggio di dire.

Sono finiti i tempi in cui Togliatti trasmetteva – su un foglio scritto con il suo leggendario inchiostro verde – ai Presidenti di Cassazione i provvedimenti da emettere o da omettere. Sono finiti i tempi in cui la classe politica rappresentava un interlocutore autorevole per la magistratura. Negli ultimi vent’anni l’Italia ha assistito a conferenze stampa-show da parte delle Procure, e per molto tempo gli avvocati hanno conosciuto le contestazioni a carico dei loro assistiti solo dopo i giornalisti.

Sallusti questo lo sa e – forse con malizia – ieri lo ha detto senza mezzi termini anche ad Andreuccetti, con una frase che in realtà è indirizzata a tutti coloro che fanno politica: “Cari politici, se pensate che la magistratura si riformi da sola siete fuori strada”.

Giovanni Mastria
Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato. Credo in un giornalismo di qualità e, soprattutto, nella sua fondamentale funzione sociale. Perché ho fiducia nel progetto "Oltre Lo Schermo"? Perché propone modelli e contenuti nuovi, giovani e non banali.

Share this article

Recent posts

Popular categories

Recent comments