Quando la città perde la sua identità, anche la “Soave” chiude i battenti

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Ci sono dei luoghi che hanno qualcosa in più, che hanno un quid per oltrepassare la loro normale dimensione e destinazione, diventando altro, assumendo le sembianze di punto cardinale, di centro di riferimento per un gran numero di persone. Sul viale San Concordio c’è una pasticceria che da settant’anni (precisamente dal 1952) rappresenta al meglio la comunità della prima periferia sud di Lucca, la “Soave”, che purtroppo alla fine del mese di novembre sarà costretta a chiudere i battenti dopo tantissimi anni di onorata carriera. Un piccolo rifugio per molti, che qui la mattina hanno fatto colazione assaporando un gustoso cappuccino e mangiando uno dei proverbiali pezzi dolci. Ragazzini, studenti, professionisti, lavoratori, anziani e meno anziani, hanno animato e dato colore a questo locale, che purtroppo viste le difficoltà del periodo è costretto a tirare giù la clèr.

È un peccato che una piccola istituzione come la pasticceria “Soave” debba salutare i suoi affezionati clienti in modo definitivo, ma le motivazioni sono tante. La pandemia da Covid-19, le chiusure, le restrizioni, il restauro del locale, le continue spese e i lavori (a rilento) che hanno condizionato tutto il viale San Concordio dal momento che è crollata una parte della pista ciclabile. Una via che è diventata una cantiere a cielo aperto, dove è stato impedito il normale flusso di persone in bicicletta e a piedi. Un disagio per tutti i commercianti della zona, che ancora continua.

Se una città rinuncia con leggerezza ad alcuni dei suoi luoghi simbolo, perde un po’ della sua identità. La storia ha ancora un po’ di valore oggigiorno? La risposta è difficile da dare, ma sembra comunque che buona parte della comunità abbia ancora un po’ di cuore per i posti che hanno rappresentato qualcosa nella propria vita, ne è un esempio la grande risposta che i lucchesi hanno dato di fronte alla paventata (poi sventata) chiusura di un altro “baluardo della lucchesità” come il baracchino di “Specialità da Piero” fuori da Porta Santa Maria. Spesso, però, negli ultimi anni abbiamo assistito a chiusure dolorose di negozi e attività che hanno scritto un pezzo della storia di Lucca, come l’abbigliamento Santi Guerrieri (dopo 150 anni) o come la profumeria Ristori, adesso pronta a ritornare a “splendere” in Fillungo come abbigliamento Made in China. Probabilmente serve un po’ di coraggio in più, anche dall’alto, per tutelare luoghi simbolo, che sono diventati tali grazie alle persone e che non si possono gettar via con un semplice colpo di spugna.

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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