Nasce il coordinamento trasversale ‘Salviamo la Manifattura’. “Soprintendenza conferma che destinazione deve essere prevalentemente culturale”

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E’ nato ufficialmente il coordinamento “Salviamo la Manifattura”. Ne fanno parte professionisti, tecnici, operatori commerciali, associazioni, studiosi, urbanisti e consiglieri comunali di diversa estrazione: un gruppo trasversale che vuole aprire gli occhi ai cittadini sulle incongruenze del piano che Coima e Fondazione Cassa di Risparmio (con la complicità del Comune) vogliono portare avanti per la porzione sud del complesso, con eccessiva fretta e senza che si conoscano alcuni dettagli fondamentali dell’operazione, mentre quelli già noti fanno sorgere dubbi giganteschi. L’annuncio della costituzione del gruppo arriva all’indomani della notizia, fornita alla stampa dalla giunta Tambellini, sul parere arrivato di recente dal segretariato regionale del Ministero dei beni culturali in merito alla richiesta del Comune di poter modificare le caratteristiche architettoniche e volumetriche dell’immobile, che esclude destinazioni d’uso residenziali o ricettive. Parere che l’amministrazione ritiene potrebbe andare nella direzione da lei auspicata. “Davvero stupefacente questa interpretazione del Comune, ma è il caso di riepilogare i fatti. A febbraio il presidente della Fondazione Cassa annunciava che con Coima avrebbe realizzato nella ex  Manifattura appartamenti, uffici e negozi – si legge in una nota del coordinamento – non si sa se inconsapevole dei vincoli che gravano come un macigno su tutto il complesso immobiliare e che precludevano ogni possibilità di edilizia abitativa, o invece forte del potere dell’ente che rappresenta. Sulle rivendicazioni dell’esistenza di vincoli (portate avanti a gran voce da Italia Nostra, Legambiente, Rete dei Comitati in collaborazione con alcuni membri dell’opposizione in consiglio comunale) la giunta Tambellini e la  Fondazione hanno fatto per mesi orecchie da mercante. Questi vincoli, che la notizia di ieri conferma esistenti, sono non modificabili alla luce della normativa vigente: nella risposta della Soprintendenza si legge infatti che ‘questa richiesta di revisione non sembrerebbe ammissibile in quanto tale fattispecie non troverebbe alcun riscontro nel Decreto legislativo 42/2004 e successive modificazioni’. Tradotto, significa che la legge non prevede modifiche agli atti di vincolo”.  “Pertanto la Soprintendenza conclude che ‘sarà interessato il  Superiore Ministero’ – spiega ancora il coordinamento Salviamo La Manifattura -. Quindi: si è annunciato di voler realizzare abitazioni, uffici, negozi e parcheggi in un immobile che escludeva questa destinazione, in quanto gravato da vincolo culturale; si è reiteratamente bussato alla porta della Soprintendenza per chiedere modifiche che la legge non prevede (eppure i protagonisti della vicenda, la legge se la dovrebbero studiare), infine si rivendica come conquista una lettera della Soprintendenza stessa che ribadisce questi elementari concetti. E che oltretutto scrive a chiare lettere che la destinazione deve essere ‘prevalentemente culturale’. Prevalentemente culturale!  Altro che appartamenti, uffici e negozi! Infine, e qui sta il lato tragico della vicenda, si invoca l’intervento del Ministro. Saremo mica di fronte ad un altro Stadio Franchi?”.

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