Marcucci: “Il PD ha bisogno di qualcuno che non parli solo ad una parte della città”

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A tu per tu con il senatore Andrea Marcucci, che in quest’intervista ha offerto una panoramica lucida e approfondita su varie questioni di carattere nazionale e locale: dalle recenti dimissioni come capogruppo al Senato alla nuova gestione del Pd di Letta; dall’indole giustizialista di Grillo al recente contrappasso subito dal leader del M5S; dall’attuale alleanza del Partito Democratico con i pentastellati ai contatti con Azione e Italia Viva. Infine, il punto sulle amministrative del 2022 nella nostra città e un’opinione sui recenti movimenti tra i moderati.

È passato un po’ di tempo dalle sue dimissioni da capogruppo al Senato, e adesso è possibile tracciare un primo bilancio a mente ferma. In disparte le “questioni di genere” – forse di facciata – ci sono state altre motivazioni dietro a questa mossa del segretario Letta?

Sono stati anni molto difficili, basti pensare che si sono succeduti ben tre governi. Il bilancio personale è positivo, ho potuto contare sulla collaborazione di un gruppo parlamentare ricco di personalità poliedriche. Siamo riusciti costantemente ad incidere sull’agenda dei governi, spesso contribuendo a risolvere problemi e ad evitare errori. Quanto al segretario Letta e alla parità di genere, purtroppo non vedo molte donne candidate sindaco alle prossime amministrative. Io sosterrò una delle poche che correrà alle primarie, Isabella Conte a Bologna.

Marcucci, lei cosa si aspetta dalla gestione del nuovo segretario del Pd?

La mia storia, credo, parli per me. Continuo la battaglia per rafforzare l’area riformista del Pd, che io ritengo essenziale. Altri, legittimamente, sono ancorati più all’anima di sinistra del partito. L’importante è che le due anime restino in equilibrio, io non voglio il ritorno ai Ds, sono affezionato al partito che nacque al Lingotto.

Ad oggi ci sono ancora delle remote possibilità di tendere una mano agli uomini di Italia Viva e, ad esempio, a quelli di Azione?

Gli amici ed i colleghi di Azione e di Italia Viva sono molto attivi in battaglie parlamentari che talvolta condivido. La loro esperienza di partito però non ha avuto un bilancio soddisfacente. Io li rivorrei tutti nel Pd.

Tra Recovery Plan e post-pandemia, in che direzione deve andare il Pd nel prossimo futuro?

Parlare a tutta la società, a tutti i ceti sociali. Sicuramente a chi è più indietro, ma anche a chi, con tanti sacrifici personali, produce ricchezza. Sostenere le imprese, nel post pandemia, sarà determinante: dobbiamo rimettere in moto il nostro sistema economico che è fatto di grandi aziende, medio-piccole, di esercizi commerciali e partite IVA. Esistono anche i dipendenti pubblici, ma non solo loro.

Ma secondo lei, sinceramente, nel Pd di oggi c’è ancora spazio per i riformisti?

Certamente, anche perché senza riformisti muore il Pd e tornano i Ds. È questo il senso della mia battaglia, insieme a tante amiche ed amici.

Cambiamo argomento: Grillo ha fatto un video in cui ha preso posizione sulla gestione delle indagini nei confronti del figlio, accusato di violenza sessuale. Eravamo abituati a vederlo sbraitare chiedendo pene esemplari per chiunque fosse sottoposto ad indagine, in spregio ad ogni principio di civiltà giuridica e alle norme che governano la giustizia penale. Qual è la sua opinione in merito a questo strano contrappasso?

Ho giudicato pesantemente quel video ed i troppi silenzi dentro il M5S. Ma andando oltre, il tema della giustizia è quello che divide di più il Pd dal Movimento. Se la posizione finale fosse davvero quella del garante Grillo, pronosticherei come molto difficile un’alleanza con loro.

Il Pd non dovrebbe smettere di avere questo atteggiamento ondivago in tema di processo penale? Il giustizialismo più becero non può essere nello spirito di un partito veramente rispettoso dello spirito costituzionale. Non crede?

Lo credo assolutamente, le spinte giustizialiste sono fuori dal Pd. Noi siamo per processi in tempi brevi, con il rispetto integrale della carta costituzionale. Il Pd non è Marco Travaglio, le assicuro.

Passiamo alle questioni locali: si dice che Marco Remaschi stia apparecchiando un tavolo di moderati (Italia Viva, Azione e varie liste civiche) per le prossime elezioni di Lucca. Cosa ne pensa? Un progetto politico del genere potrebbe veramente avere un seguito e disturbare il Pd o intercettare, ad esempio, gli ex di Forza Italia?

In una città come Lucca parlare con i moderati è essenziale. Le assicuro che ci parlo anch’io, e da una vita, insieme a Valentina Mercanti, Luca Menesini e Stefano Baccelli.

Cosa ne pensa, invece, dell’attuale immobilismo della destra lucchese? Attualmente per il centrosinistra si prospetta una vittoria facile in città.

Le vittorie difficilmente si annunciano in modo così anticipato. In questa fase, mi auguro soprattutto che i candidati siano tutti all’altezza. I prossimi anni saranno molto difficili per una città abituata all’operosità com’è Lucca.

Senatore, a proposito di Pd lucchese, alla fine secondo lei chi si candiderà come candidato Sindaco?

Le rispondo come poco fa. Un o una candidata all’altezza che non parli ad una parte sola della città. I requisiti sono la competenza e la moderazione.

Giovanni Mastria
Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato. Credo in un giornalismo di qualità e, soprattutto, nella sua fondamentale funzione sociale. Perché ho fiducia nel progetto "Oltre Lo Schermo"? Perché propone modelli e contenuti nuovi, giovani e non banali.

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