Manifattura, il Sindaco smentisce: “Nessun incontro con la Fondazione, ma valutiamo la vendita diretta”. Spunta fuori però il contratto che lo vieta

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Acquistare la Manifattura direttamente dal Comune e poi affittarla a Tagetik: questo sarebbe il nuovo filone dalla saga “rigenerazione parte sud della ex Manifattura Tabacchi”. A ribadirlo è un articolo de Il Tirreno di qualche giorno fa dove viene asserito che il progetto, seppur in una fase iniziale, comporterebbe proprio la vendita diretta dell’immobile alla Fondazione, ancora fortemente interessata.
A seguito dell’impossibilità della realizzazione di un project financing i protagonisti sembrerebbero restare sempre gli stessi: Comune, Fondazione/Coima e Tagetik che “a tutti i costi” deve insediarsi nell’edificio entro e non oltre l’estate 2023, limite temporale che ha gettato fin da subito gli altri protagonisti in crisi considerati i limiti giuridici e urbanistici dell’immobile, ribaditi più volte dal dirigente comunale Luca Nespolo il quale – lo ripetiamo – asserisce con fermezza che per gli edifici destinati a Tagetik serve un piano attuativo come per tutti gli altri e questo allunga inevitabilmente i tempi dell’insediamento.
Cambio di prospettiva quindi, dalla concessione alla vendita: questa potrebbe essere la strada valutata e approfondita anche se – per forza di cosa – le problematiche legate allo stop del project si riverserebbero anche in una possibile vendita e qualcuno, prima o poi, dovrà assumersi le responsabilità.

Sempre nell’articolo de Il Tirreno si afferma che nelle ultime settimane si sono svolti incontri tra l’Amministrazione, Fondazione e Tagetik, appunto per trattare l’acquisto: considerato che nel pezzo è dato come fatto certo, eludendo però le fonti, abbiamo raggiunto telefonicamente il Sindaco Tambellini, che ci ha concesso le sue dichiarazioni a riguardo, nonostante il periodo di vacanza in cui ci troviamo.

Da quando si è stoppato il project non abbiamo più avuto nessuna interlocuzione, né incontro, con la Fondazione Cassa di Risparmio”, smentisce così duramente il Primo Cittadino le presunte riunioni tra i protagonisti, che ancora oggi tentano di portare a termine, per altre vie, questo progetto.

Siamo aperti ad ogni progetto che verrà presentato sul tavolo, agendo sempre e comunque nell’interesse della città e lasciamo – come abbiamo già detto – le porte completamente aperte alla Fondazione che riteniamo garanzia assoluta per la città”, prosegue il Sindaco che, come già avevamo notato, cerca di recuperare forse i rapporti con San Micheletto che invece sembra sempre più schiva.
Sull’ossessione Tagetik molto si è detto, ma soprattutto a far traballare tutto l’equilibrio instabile che si era creato prima dello stop, era proprio il limite temporale imposto dalla multinazionale: essa infatti, che oggi dichiara di preferire il silenzio e non commentare i “rumors”, ha sempre sostenuto che se non fosse andata in porto la questione Manifattura sud, l’idea sarebbe stara quella di spostare gli uffici fuori da Lucca creando quindi una forte pressione all’Amministrazione, in quanto ritenuta un’occasione d’oro. In realtà Tagetik, ad oggi, pare stia trattando con un altro privato lucchese possessore di fondi vicino alla stazione, a due passi dal centro storico.
Per quanto riguarda Tagetik è fondamentale non perdere l’occasione ed evitare che se ne vada da Lucca”, ci dice Tambellini anche se il “via da Lucca” corrisponderebbe a qualche km dalla Manifattura ed è proprio a questa domanda che il Sindaco si dimostra un po’ evasivo: “Tagetik fa quello che vuole, può trattare con altri privati, ma noi faremo il possibile per non farci scappare questa opportunità che riteniamo importante e fondamentale sempre nell’interesse della città”.

Venendo al tema più importante, che è la vendita diretta dell’immobile il Sindaco Tambellini non smentisce, ma anzi sostiene che sia una strada valutabile – certo sempre alle prime fasi – ma comunque non da scartare: “Valutiamo e prendiamo in considerazione la vendita diretta dell’immobile, è una strada che va affrontata certamente a determinate condizioni, ma per noi la Fondazione è una garanzia, sperando che Tagetik resti interessata”.
Il copione è sempre lo stesso insomma: Fondazione irrinunciabile, Tagetik che – pur non conoscendo il motivo reale – tiene le redini di questo gioco che già si è dimostrato malato in passato ma al quale si fa fatica a rinunciare, cercando così di ricucire pezzo per pezzo, facendo più attenzione – come ha ribadito più volte il Primo Cittadino – all’interesse primario che è quello del bene della città e dei cittadini.

La questione della vendita diretta è in realtà molto più complicata di quanto appare e di quanto ci viene raccontata dal Sindaco che – giustamente – non è sceso nei dettagli, ma ha semplicemente affermato: “Anche nella vendita della Manifattura alla Fondazione si presenterebbero problematiche, che però cercheremo di risolvere, nel caso decidessimo di intraprendere questa strada ”.

Beh, i problemi esistono e non sono noccioline: se l’affitto di 900mila euro da parte di Tagetik, che in questo caso diventerebbe locatario, può sembrare una cifra enorme, in realtà di fronte a tutti quei soldi – dei lucchesi, ribadiamolo sempre – che la Fondazione ha sperperato nei confronti di Coima per un project financing che già dall’inizio era palese non potesse essere la soluzione giusta, risultano sicuramente un niente.
Allo stesso tempo, c’è un contratto – che non deve passare inosservato – sottoscritto e firmato sia da Fondazione che da Coima in cui nero su bianco afferma che “FCRL si asterrà da ogni iniziativa volta all’acquisto diretto della Manifattura Tabacchi o dal supportare terzi nel tentativo di acquisto della Manifattura Tabacchi e, in generale, dal porre in essere azioni che possano risultare in contrasto con l’operazione”.
In questo caso, anche se il project è stato fermato, per il contratto sopracitato vale la “sottoscrizione” e il Fondo è tutt’ora attivo: questo conferma che a queste condizioni la Fondazione non può assolutamente acquistare direttamente l’edificio. Per intraprendere questa strada – senza ripetere i limiti urbanistici che hanno stoppato il project e che sono ancora lì – la Fondazione dovrebbe liquidare il Fondo con una cifra che si aggira intorno a 3 milioni di euro – a questo punto – buttati al vento.

Le problematiche e le condizioni che il nostro Primo Cittadino ci ha accennato forse erano queste, ma in ogni caso torniamo a non capire – seppur comprendiamo il prestigio di piazzare una multinazionale in centro storico – la smania di dover portare a termine questo progetto. Smania, a questo punto, più della Fondazione che del Comune pare: un’ente benefico che a tutti i costi corre non accorgendosi – volutamente forse – del bagno di sangue che sta compiendo. Va bene che i soldi non escono dalle loro tasche ma è comunque fuori dal mondo pensare che la Fondazione sarebbe disposta – a quanto pare – a pagare 330mila euro l’anno per gestire un Fondo, in cui – al momento – l’unico reddito previsto è quello dell’affitto di Tagetik.

Ad oggi le cose stanno cosi: un Comune che – forse visti i precedenti – si tiene ben distante dalle dicerie e, diplomatico al punto giusto, afferma di essere aperto a tutte le possibilità, lasciando la porta – anzi il portone – aperto alla Fondazione, vagliando anche l’ipotesi di venderle direttamente l’immobile anche se, per contratto, al momento non è possibile.
Allo stesso tempo una Fondazione silenziosa e con le mani legate, forse da Tagetik – satellite attorno al quale tutto gira – che si trova nella condizione di voler mettere il punto alla faccenda una volta per tutte anche se questo le costerà caro, in termini di credibilità ma non solo.
Viene quindi da chiedersi: se tutto questo denaro dovesse uscire dalle casse del Presidente e di tutti coloro che imperterriti si affannano nel trovare una soluzione per piazzare Coima e Tagetik, questa operazione sarebbe ritenuta davvero così importante e imperdibile o forse, già da tempo, la stessa Fondazione avrebbe valutato scelte meno scellerate e più ponderate?

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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