Le tradizioni della Pasqua a Lucca

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La Pasqua dei lucchesi profuma di pasimata, una cosa che fanno solo a Lucca e nella Piana. Si tratta di una pagnotta divisa in spicchi, salata e aromatizzata con semi di anice; lo stesso nome viene dato anche in Garfagnana a una sorta di dolce simile al pandispagna. L’origine della parola deriva dall’ebraico “pasmat”, forse portata a Lucca al tempo delle Crociate, cui sicuramente parteciparono armigeri lucchesi. Il significato è «pane sacro»: infatti è un pane rituale che, una volta, aveva un particolare significato religioso. In tutte le parrocchie, a cura delle confraternite, benedetta dai parroci, la pasimata veniva distribuita in chiesa proprio la Domenica delle Palme, assieme ai rametti di olivo; la forma a spicchi ne conferma questa significanza; un pane da dividere fra tutti come simbolo di comunanza fraterna.

Un’altra particolarità lucchese, non ritrovabile in altre parti della Toscana, è quella di nominare il lunedì dopo Pasqua (o dell’Angelo), giorno del Pellegrino, secondo una leggenda locale per cui il Cristo risorto andava pellegrinando di casa in casa, chiedendo ospitalità, per verificare chi si attenesse al precetto cristiano della carità. Il significato del pellegrinare si ritrova anche nel rito delle gite di Pasquetta, o scampagnate fuori porta, supportate anche dal detto: «Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi» come se, raggiunta questa data, fosse più compatibile, certo anche col favore della buona stagione, liberarsi dei vincoli casalinghi e darsi liberamente al turismo. 

Per molti lucchesi la tradizione di andare a fare il Pellegrino era a Santallago, sui Monti Pisani. C’è chi racconta come un tempo la gente partiva a piedi di buonora, in gruppi di uomini e di donne, col fagottino della merenda, e qualcuno faceva anche a gara, scattando negli ultimi tratti, a chi arrivava primo sull’altopiano. Portavano le uova sode da far rotolare sull’erba in altrettante gare a chi le mandava più lontano senza romperle e, quand’era l’ora, veniva indetto il banchetto con coscio d’agnello arrosto come voleva, e vuole ancora, la tradizione per il pasto pasquale.

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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