Il Castello di Nozzano: la difesa nelle guerre comunali

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Il Castello di Nozzano venne costruito dai lucchesi fra il XII e XIII secolo, in concomitanza con lo scoppio delle guerre comunali per avere un baluardo di difesa in più per la città. Venne scelto come luogo le chiuse di Ripafratta, sopra uno dei colli che dividono la pianura lucchese da quella pisana. Per molti secoli il Castello di Nozzano fu per Lucca un solido avamposto di confine, quasi sempre coinvolto nelle continue battaglie fra le due città. I pisani riuscirono a distruggerlo una prima volta nel 1314, ma presto venne riedificato da Castruccio Castracani, anche se alla morte del grande condottiero lucense – i pisani ritornati padroni di Lucca – lo distrussero una seconda volta. Nel 1395, infine, il lucchese Lazzaro di Francesco Guinigi (padre di Paolo Guinigi) lo eresse per l’ultima volta. Il Guinigi era molto attento alle politiche di difesa del territorio e in quell’anno spese circa ottomila fiorini d’oro per rafforzare le fortificazioni intorno a Lucca.

L’attuale struttura appartiene all’ultima ricostruzione (della primitiva fortificazione si sono perse totalmente le tracce con la seconda distruzione), così il castello viene composto da due sistemi difensivi organizzati su due livelli, una prima cinta muraria eretta lungo le pendici del piccolo colle, che racchiudeva il piccolo borgo – che ancora oggi conserva parte della sua struttura medievale – con al suo interno un pozzo profondo circa quaranta metri e interamente scavato nella roccia, coperto da una tettoia a doppia falda, che ospitava un ingegnoso sistema di sollevamento della secchia, il cassero (seconda fortificazione); la seconda invece era edificata nella parte più in alto del colle, ed era formato da una seconda cinta muraria con una sola porta d’ingresso, raggiungibile tramite una tortuosa scalinata e da due torri, la più alta (il mastio) nella parte superiore oltre all’orologio. Quest’ultima possiede una “coronatura” interamente in mattoncini rossi sorretta da beccatelli poggiati su delle mensole piane, la seconda che conserva ancora qualche merlo originale, possiede solo tre lati, che gli danno la caratteristica forma a “U” (il lato interno della struttura è sprovvisto del muro di chiusura).

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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