Fabrizio Girasoli, chef del Butterfly: “Stiamo vivendo una situazione drammatica, dobbiamo riaprire ad ogni costo”

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Sono dieci mesi, dieci lunghissimi mesi che resistiamo, prima con le bandiere attaccate ai balconi, poi con un’apparente libertà, ancora dopo con la rabbia di non riuscire a uscire da questa situazione fuori controllo che il Covid ci ha obbligato ad affrontare.

Chi più, chi meno, ma resistiamo.
Le difficoltà sono enormi, più passano i giorni più i sacrifici sono grandi e ancora di più l’amarezza di un futuro che ci sfuma davanti agli occhi. Se c’è qualcuno che davvero sta accusando – forse più degli altri –  le condizioni governative imposte è sicuramente il settore della ristorazione che si trova, ad oggi, completamente stremato e al collasso.
I ristoranti sono infatti chiusi ormai da mesi, con improvvise aperture a pranzo che – un po’ il poco preavviso, un po’ la mancanza di regole chiare – non portano assolutamente a sbarcare il lunario.

Abbiamo parlato con l’executive chef dello stellato ristorante Butterfly di Lucca, Fabrizio Girasoli, che, con garbo, educazione e professionalità, ha lanciato un appello sul suo profilo Facebook per far conoscere a tutti la reale situazione in cui si trovano gli addetti a questo tipo di lavoro e per invitare tutti a riflettere sul fatto che l’unica soluzione è riaprire ad ogni costo.
Non è un gesto di ribellione, ma una sincera richiesta di attenzione da parte del Governo al nostro comparto: stiamo vivendo un momento drammatico” così racconta lo Chef.

Dopo tutto questo tempo, questi confusi dpcm, a che punto è il comparto della ristorazione?
La ristorazione è evidentemente ormai al collasso e lo è, oltre che per le chiusure, per la mancanza di programmazione e di ristori adeguati. Faccio questo lavoro da 24 anni e mi sono sempre, anche per carattere, defilato dai palcoscenici ma quello che stiamo vivendo adesso è veramente un momento drammatico per la ristorazione. E’ evidente ormai che dovremo convivere con questo virus, nonostante il vaccino, ancora per molti mesi: mi chiedo pertanto se il Governo stia pensando di mantenere questa situazione che sta portando alla chiusura di molte attività, considerato come ormai l’asporto, il delivery e le aperture a pranzo non riescano a coprire le spese fisse che noi abbiamo.

Quali tutele sono mancate nella gestione governativa della pandemia e i ristori erogati sono stati sufficienti ad affrontare le difficoltà del periodo?
Le istituzioni, dopo le chiusure legittime di inizio pandemia, hanno nella seconda fase emesso dei provvedimenti che sono andati inevitabilmente a penalizzare sempre e comunque i ristoranti. E’ davvero sconfortante vedere, ad esempio, magazzini di elettronica pieni di gente nonostante la zona rossa, mentre noi sempre e comunque chiusi e indicati come gli unici responsabili e untori del virus.
Le risorse sono state distribuite male e in maniera confusa, i ristori totalmente insufficienti se paragonati al tempo di imposta chiusura e le comunicazioni delle decisioni governative fatte all’ultimo momento a dimostrazione della completa lontananza di questo esecutivo dalla realtà della ristorazione. La nostra realtà ha bisogno di programmazione per l’acquisto delle materie prime e la gestione del personale e su ciò non c’è stato attenzione, buttandoci ancora di più nel caos – vedi la beffa di Natale quando fino al giorno prima dovevamo essere aperti e poi improvvisamente hanno deciso di chiudere-.

A tal proposito, mediante un post sul suo profilo Facebook, ha lanciato una “sfida” nella quale si dimostra pronto alla riapertura nonostante i dpcm?
E’ proprio dalla mancanza di attenzione al nostro settore che è nata in me l’idea di fare qualcosa in più per il settore, che non si esaurisca nello scrivere cartelloni. Voglio chiarire che nella mia iniziativa non c’è la volontà di non rispettare la legge ma anzi chiedo a gran voce che ci diano delle regole, anche più stringenti, e che le facciano rispettare seriamente senza l’evidente iniquità dei provvedimenti presi e la totale incertezza sui tempi e sui modi. Il senso dell’iniziativa è proprio quello di dare un termine temporale che ci permetta poi di poter ricominciare a lavorare, non è un ultimatum o un gesto ribelle ma uno sprone a questo Governo a cambiare marcia per dare uno spiraglio di luce a chi da mesi non può fare il proprio lavoro e vede andare in fumo ogni giorno anni di sacrifici.

Quale messaggio vuole trasmettere, quindi, la sua richiesta?
Nessuno ha detto “apriamo domani e infischiamocene dei contagi”, nessuno nega che la situazione sia difficile ma serve assolutamente una programmazione seria e decisa, che fissi delle regole che permettano –finalmente – di prendere di nuovo in considerazione la riapertura dei ristoranti anche la sera. Quello che vorrei passasse con la mia iniziativa è un messaggio che evidenzi la volontà della nostra categoria di ricominciare a lavorare, come hanno fatto del resto altri settori come i parrucchieri per esempio. Non si tratta di scavalcare la legge ma di riconquistare la libertà di poter svolgere il nostro mestiere.

Ha trovato seguito la sua iniziativa?
Nel mio post c’era anche l’invito a procedere insieme alle associazioni di categoria e allargare l’iniziativa il più possibile a livello nazionale in quanto è evidente che portarla avanti solo da pochi ristoranti avrebbe il solo scopo di ricevere sanzioni e denunce. Per il momento, dall’incontro con Fipe Lucca, è uscita la prevista volontà di mantenere una linea più morbida con l’emissione di un comunicato che è in preparazione e anche l’idea di coinvolgere esponenti appartenenti alle forze politiche in maniera trasversale.
Non è quello che avevo sperato, sinceramente, ma mi auguro possa comunque servire a qualcosa.

Cosa vorrebbe dire ai pianti alti che, evidentemente, hanno dato poca attenzione al suo settore?
Vorrei che non mi fosse detto che la mia libertà finisce quando si lede quella degli altri, perché fin dall’inizio il settore della ristorazione è stato additato come il più pericoloso e questo non ha motivo di esistere. Il nostro lavoro è fatto in piena sicurezza e sempre e comunque nel rispetto dei protocolli anticoivd; è evidentemente dimostrato che i ristoranti non sono certo la fonte delle seconde e terze ondate di questo virus!

Ad accodarsi alla richiesta di Girasoli e a dare il pieno sostegno c’è sicuramente Samuele Cosentino, chef del ristorante lucchese “Gli Orti” che, senza mezze misure, anche lui con un post su Facebook, appoggia completamente l’idea dello chef stellato per cui l’unica soluzione per “salvare” il comparto dei ristoratori sia quella di riaprire e di pretendere maggiori garanzie e attenzioni dal Governo.

La reazione delle persone lanciata dal collega chef Girasoli, che proponeva una data simbolica di riapertura dei locali pubblici indipendentemente dal colore della Toscana, scalda davvero il cuore – afferma Cosentino – Ci fa sentire meno soli ma soprattutto fa capire quanta voglia di tornare a vivere e a lavorare ci sia da parte nostra”.

I nostri locali sono sicuri, sanificati, abbiamo igienizzanti a disposizione, menù digitali, pagamento digitale, schede per la raccolta dei dati e la tracciabilità dei clienti e il servizio è fatto con la mascherina, oltre ad avere un protocollo anticovid che pare non abbiano nemmeno tante strutture pubbliche, o no?” spiega lo chef degli Orti rimarcando quanto sia ingiusto e pericoloso additare, ormai da mesi, i ristoratori come gli unici veri responsabili della pandemia, mettendoli così nella condizione di dover soccombere a tutti i costi a un governo distratto e poco affidabile.

Basta con l’elemosina di stato, che ci facciano lavorare e pensino ad aiutare le categorie di lavoratori o imprenditori con quei codici ateco rimasti senza contributi” conclude tuonando Samuele Cosentino, portavoce – anche lui – di tutti coloro che sono in silenzio da troppo tempo ma che, adesso, sentono il peso di un’amministrazione che non li tutela ma anzi sembra li affossi sempre di più.

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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