È ora di indignarsi!

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C’è qualcosa di strano nel mondo. Qualcosa che sta accadendo sotto i nostri occhi. Qualcosa di perverso, di incomprensibile.

Sempre più stanno prendendo corpo delle comunità che seguono e credono nell’irrazionale, nell’impossibile, nel palesemente falso. E questa tendenza è in vistoso aumento.

Sempre più stanno avendo risalto posizioni che rifiutano la logica e la razionalità. Che si fondano su fumosi sospetti e su strampalate congetture.

Ciò che non va è che queste posizioni sono, cosa strana, ampiamente tollerate. Perfino legittimate.

Quello che davvero non va è che queste idee sono nocive. Sono nocive per la società, per la nostra vita.

All’inizio erano movimenti marginali. Terrapiattisti, teorici delle cospirazioni e degli insabbiamenti. Magari legati alle “scie chimiche”, al 5G o alle presunte trame della Bill e Melinda Gates Foundation.

Roba piuttosto folle e con coinvolgimenti limitati. In fondo esiste ed esisterà sempre una frangia di follia in ogni sistema.

Ma l’illogicità ora è diventata una specie di moda, di “proposta culturale”, o almeno “morale”.

Come ci si confronta con la mancanza di ragione? Come si controbatte a qualcuno che non porta dati ed evidenze a sostegno di quello che dice, ma solo supposizioni e oscuri presagi?

Dobbiamo avere chiaro che in questo momento ci sono due posizioni che condizionano una parte rilevante (ancorché minoritaria) della popolazione.

Da una parte ci sono tutti i vari “professionisti del male”: gli influencer e i politici che approfittano della situazione per lucrare visibilità, immagine e potere.

Dall’altra, c’è una parte influenzabile della popolazione che ha ceduto al panico.

Il panico è uno stato mentale in cui un soggetto vive una mancanza di capacità di ragionare, di scegliere ciò che gli conviene e gli fa bene, a fronte di una irrazionale paura che lo porta ad atti autolesionistici e all’incapacità di mettersi in sicurezza.

Con i secondi (gli “impanicati”) dobbiamo agire con un misto di determinazione e di pazienza: da una parte va loro imposto ciò che è necessario alla loro e nostra salute; dall’altra è comprensibile avere una certa pacatezza di modi e forme.

Ma con i primi, con i “professionisti del male”, dobbiamo avere ben altro atteggiamento. Si tratta di persone che con le loro azioni e con le loro parole stanno danneggiando la nostra comunità. Stanno mettendo a rischio la vita di persone.

Diffondendo il panico, e raccontando ciò che non è vero, compiono atti veramente nocivi e dannosi. Atti che hanno del criminale.

Leggiamo che le terapie intensive sono in gran parte intasate da non vaccinati. Significa che persone che hanno fatto la scelta sbagliata rischiano la vita. Rischiano cioè di perdere tutto e di lasciare un vuoto incolmabile nella vita dei propri cari.

Ma anche, e forse soprattutto, che persone che nulla c’entrano con tutto questo potrebbero essere impossibilitati a curarsi adeguatamente per via della mancanza di posti letto negli ospedali. E non è un’ipotesi vaga: è quello che sta accadendo ogni giorno nell’ultimo periodo. Ci sono decine di interventi rimandati a data da destinarsi per questo motivo. Persone che vorrebbero stare bene e che non possono. Che rischiano la vita per via di scelte scellerate.

Gli influencer e i politici che sostengono le tesi no-vax, con bugie e crasse dosi di incompetenza, dovrebbero pagare. Chi queste posizioni le sostiene e le diffonde dovrebbe essere chiamato a rispondere del danno generalizzato e grave che produce.

Non possiamo confondere la libertà di parola e pensiero con la promozione di falsità. Soprattutto quando questa promozione è fonte di disastri.

Credo che ci sia un male interpretato pensiero di “tolleranza”, di “rispetto per l’altro”, che ancora ci impedisce di indignarci con chi danneggia la convivenza sociale.

Non è “giusta tolleranza” quella che consente a qualcuno di indebolire la società.

Non è “giusta tolleranza” quella che non contrasta con forza chi danneggia gli altri. Anche quando questo contrasto è fatto con forza, anche con la coercizione (dello stato ovviamente).

E non è democrazia consentire diritto di parola a chi mente per ingannare il prossimo.

Dobbiamo riscoprire come l’unico modo per restare una nazione che funziona è comportarci tutti con responsabilità. E con mente lucida fare scelte che si preoccupano per il futuro e per tutelarci.

Dobbiamo mettere il “principio di razionalità” come condizione di ogni dibattito pubblico, perché senza, tutti possono dire tutto senza che nessuno possa dibattere di nulla. Senza, vige il principio dell’anarchia e del branco più forte che sbrana i deboli.

E poi dobbiamo scegliere “i migliori” per le posizioni di responsabilità. I migliori, ossia coloro che ragionano con lucidità e hanno competenze. Non i “simpatici buffoni”.

Dobbiamo tornare a distinguere tra ciò che ci danneggia e ciò ci fa bene. E apertamente riscoprire che chi dice e proclama follie è un soggetto pericoloso che va contrastato. Che la “simpatia”, che un “buffone” davanti ad una telecamera o ad uno smartphone può garantire, non vale il danno che la stupidità può creare nelle nostre vite. Perché anche quando non è misurata in un costo di vite umane (come ora con il COVID), la stupidità si paga sempre e cara.

Riscoprire il valore dell’indignazione: questo credo che sia il miglior augurio di nuovo anno per tutti noi!

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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