DL Sicurezza.

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È stato approvato il DL Sicurezza.

Non è mancato il folklore in aula con i senatori che si sono seduti per terra, i nomignoli affibbiati ad arte («la norma anti Gandhi»), le previsioni apocalittiche.

Per chi segue le cronache politiche, tutto questo folklore è una prassi divertente. Svilisce il Parlamento; svilisce il ruolo dei Parlamentari; svilisce le Istituzioni; ma regala una pausa di sorriso. Mica da sottovalutare…

Sorrisi a parte vediamo il contenuto.

Si tratta di ben 14 nuovi reati e di 9 aggravanti. Un bottino bello corposo di comunicazione politica. E di bulimia penale.

Alcuni di questi interventi lasciano almeno perplessi sia nel merito che nel metodo. Nel metodo perché il nostro non è certo un paese che necessita di aumentare le leggi. Né quelle civili né quelle penali. Limitandoci al contesto penale (per quello civile non basterebbe una biblioteca figuriamoci cosa possiamo dire in un inciso di un articolo) abbiamo una tale abbondanza di reati che ogni azione rilevante facilmente ricade sotto più di una fattispecie. Ed è quasi impossibile sapere tutto ciò che la legge prevede che ogni cittadino sappia (l’ignoranza della legge non è ammessa, il che è un principio giusto, ma che succede quando la conoscenza della legge è difficile anche per chi ci dedica la professione?). E, sempre nel metodo, lascia assai perplessi anche la coerenza di molti di questi articoli e la pretesa natura urgente (prerequisito per inserire una disposizione in un decreto invece che in un disegno di legge).

Ma è soprattutto nel merito che le domande si fanno pressanti. Che senso ha un’aggravante per reati commessi nei pressi di una stazione ferroviaria? È forse peggio se vengo rapinato nei pressi di questa piuttosto che in centro città o, magari, dentro o nei pressi di un ospedale o di una scuola? Oppure è davvero necessario prevedere un reato per l’occupazione di immobili destinati a civile abitazione quando esiste già un reato di invasione di terreni ed edifici? Non sarebbe stato meglio, se se ne è rilevata la scarsa applicabilità o altri problemi, ridefinire meglio la fattispecie esistente? Quanto poi alla pena di 7 anni pare davvero esagerata per un danno patrimoniale importante ma comunque non così grave da meritare una tale rigidità (per dire: per le violenze sessuali la pena minima è di 6 anni e per la tortura di 4…). Anche l’equiparazione tra la resistenza passiva e la rivolta con atti violenti appare almeno assai discutibile.

Non tutto è però è da considerare problematico: particolare attenzione merita, per converso, la parte che prevede l’introduzione, sul piano penale, di una procedura di urgenza per lo sgombero di locali occupati abusivamente. Questo è un punto storicamente debolissimo del nostro paese: gli occupanti abusivi di un immobile sono quasi impossibili da far sgomberare. Esistevano già procedure civili che lo prevedevano ma, ingolfate dai tempi del processo civile e senza la forza cogente di un decreto penale, non avevano efficacia. C’è da sperare che questa nuova formulazione possa risolvere uno scandalo antico.

Anche la trasformazione dei blocchi stradali e ferroviari da illecito civile (una multa che poi nessuno paga) in illecito penale, appare giustificata. Chiunque si è trovato bloccato senza possibilità di uscita (e magari perdendo qualche importante appuntamento) perché chissà quale categoria protesta per difendere chissà quale piccolo o trascurabile interesse, sa bene di che stiamo parlando. L’impunità che hanno sempre avuto gli organizzatori di queste proteste è scandalosa e non giustificata rispetto al danno che hanno potuto fare agli altri. E, francamente, Gandhi non c’entra. Non stiamo parlando di proteste contro l’Apartheid ma, quasi sempre, di proteste di gruppi che difendono dei propri privilegi. E lo fanno a danno di tantissimi altri, trovando proprio nel danno che procurano, la visibilità nazionale ad una protesta altrimenti irrilevante.

Difficile contestare anche la parte che punisce chi insegna a costruire bombe o armi. O le parti sul reinserimento dei detenuti, sui tutor per le vittime di usura o per velocizzare la gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata.

Un’ultima osservazione la merita un fatto: già Alessandro Manzoni, scrivendo nella prima metà dell’800, rifletteva sull’inutilità degli aumenti delle pene e dei reati per garantire ordine pubblico e sicurezza. Lo faceva in relazione ai fatti e agli editti (al tempo definite «grida») di Milano del 1’600. E quella sua riflessione è diventata tanto famosa da essere assurta a detto popolare per indicare l’inutilità di leggi che poi non vengono o non possono essere adeguatamente applicate: “sono grida manzoniane”.

A questo antico malcostume, però, recentemente se ne è aggiunto anche un altro. Un malcostume che tutti i governi, di destra o di sinistra hanno praticato. È quello di fare leggi che già si sa che non supereranno il vaglio applicativo della magistratura e qualcuno le spedirà, presto o tardi, in Corte Costituzionale. La quale, probabilmente, ne riformerà una parte. E va bene così, nel senso che questo non dispiace neppure al legislatore.

L’idea che muove il legislatore è quella di fare marketing politico facendo la voce grossa a piacere per poi lasciare che sia la burocrazia ad assumersi la «colpa» di riformare, limitare o ridurre una pena non conforme con il nostro sistema.

Il problema di questo comportamento, oltre alle ovvie ma assolutamente irrilevanti, almeno per i nostri politici, conseguenze sulla credibilità delle istituzioni, è che questo percorso è in gran parte affidato al caso sia per i tempi di cambiamento che per i contenuti. Certe parti della legge sono palesemente contrastanti con dei solidi principi giuridici ed è molto probabile che verranno riformate; altre sono più sfumate o magari non incontreranno per molto tempo un giudice che vuole prendersi la grana di rimandare gli atti. Inoltre non mancherà qualche giudice che condirà questo rinvio di Corte Costituzionale con dichiarazioni di stampo politico, magari al vetriolo, per lucrare 5 minuti di ribalta mediatica. Dando così occasione (ad entrambe le parti) di rinfocolare l’eterno e irresponsabile scontro tra poteri dello stato.

Così facendo il marketing politico finisce per depositare scorie nel sistema giuridico. Scorie di cui siamo, da tempo, assolutamente pieni.

Di seguito un breve riassunto del contenuto del DL appena convertito.

  1. Terrorismo e noleggio veicoli
    Introdotto un nuovo reato per chi possiede o diffonde istruzioni su come costruire armi o esplosivi. I gestori di autonoleggi dovranno comunicare i dati dei clienti.
  2. Mafie e beni confiscati
    La gestione dei beni sottratti alla criminalità sarà più rapida e coinvolgerà maggiormente gli enti locali. Previste anche semplificazioni per chiudere aziende inattive e impiegare meglio le risorse, anche in ambito scolastico. Le vittime delle mafie potranno accedere agli aiuti economici se hanno interrotto i rapporti con i colpevoli.
  3. Occupazioni abusive
    Chi occupa abusivamente un’abitazione rischia fino a sette anni di carcere, con pene più gravi se la vittima è anziana o vulnerabile. Introdotta una procedura più veloce per restituire la casa al proprietario.
  4. Furti e truffe agli anziani
    Aumentano le pene per chi commette furti o truffe in luoghi pubblici o contro persone anziane. Nuove aggravanti per chi danneggia beni pubblici durante proteste violente.
  5. Daspo urbano e blocchi stradali
    Il divieto di accesso a certe aree urbane (Daspo urbano) si estende a chi ha precedenti per reati in luoghi pubblici come stazioni e aeroporti. Bloccare le strade con il corpo diventa reato, con pene più severe se fatto in gruppo.
  6. Madri detenute e minori sfruttati
    Il rinvio della pena per donne incinte non sarà più automatico, ma valutato caso per caso. Inasprite le pene per chi obbliga minori di 16 anni a mendicare, soprattutto se con minacce o violenza.
  7. Carceri e centri per migranti
    Introdotto il reato di rivolta carceraria, applicabile anche nei centri per migranti irregolari. Sanzioni più pesanti per chi incita altri detenuti a violare le regole.
  8. Cannabis light
    Vietata la vendita delle infiorescenze della cannabis, ma resta permessa – con controlli – la produzione di semi per usi legali. I controlli saranno effettuati dai Carabinieri forestali.
  9. Forze dell’ordine
    Gli agenti potranno usare bodycam durante i servizi e portare armi personali fuori servizio. Lo Stato coprirà fino a 10.000 euro di spese legali per agenti indagati per fatti legati al servizio, salvo dolo.
  10. Danni a beni pubblici e violazioni del codice della strada
    Chi danneggia beni destinati a funzioni pubbliche può essere condannato fino a tre anni di carcere e multato fino a 12.000 euro in caso di recidiva. Sanzioni più dure per chi non obbedisce agli ordini della polizia stradale.
  11. Servizi segreti
    Abrogata la norma che obbligava enti pubblici e università a fornire dati ai servizi segreti. Resta invece la possibilità per il personale militare di diventare agente di pubblica sicurezza se assegnato alla protezione di obiettivi sensibili.
  12. Vendita di Sim ai migranti
    Gli stranieri non comunitari potranno acquistare Sim con un documento d’identità valido, senza bisogno del permesso di soggiorno. Chi viola la norma rischia la chiusura temporanea dell’attività.
  13. Tutor per le vittime di usura
    Istituita la figura del tutor per aiutare le vittime di usura nella gestione dei mutui ottenuti per uscire dal crimine.
  14. Reinserimento lavorativo dei detenuti
    Incentivato il lavoro per persone in carcere o con problemi psichici, ampliando la definizione di “persone svantaggiate”. Coinvolte anche organizzazioni del terzo settore per favorire il reinserimento.

Image by Alexa from Pixabay

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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