Covid e salute mentale: 8 cittadini su 10 hanno bisogno di uno psicologo. La parola alla Dottoressa Alice Pardi

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Ormai conosciamo fin troppo bene la situazione drammatica che abbiamo dovuto affrontare e che ancora affrontiamo per combattere il Coronavirus. La pandemia ha provocato un numero elevatissimo di decessi in tutto il paese e ci ha messi di fronte alla triste consapevolezza che la vita può cambiare in un batter d’occhio senza chiedere il permesso.

Accanto all’emergenza sanitaria c’è però un altro fattore, un’altra emergenza, tanto importante quanto troppo sottovalutato: l’emergenza psicologica.

Un evento traumatico come il Covid ha sicuramente scombussolato tutti ma gli effetti di esso, per molti, sono davvero importanti, quanto critici, a livello di salute mentale.

Se si pensa che nei soli primi dieci giorni di quarantena, si sono contati 4 suicidi e altrettanti tentativi, va da sé il dovere di approfondire e portare alla luce una tematica che quasi mai sta sotto i riflettori ma per la quale molte persone restano abbandonate, e non solo ai tempi del Covid.

Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Alice Pardi, psicologa esperta in Neuropsicologia Clinica che attualmente lavora come professionista nel territorio lucchese e che opera sui principali disturbi psicologici, sulla valutazione e la riabilitazione neuropsicologica e in particolare, mediante la collaborazione con la società cooperativa “Altramente”, è specializzata nelle diagnosi e tutoraggio dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).

Ci ha spiegato quanto a livello psicologico può influire un evento come il Covid, quali disturbi può arrecare, come i bambini hanno affrontato questa situazione e come il Governo si è comportato di fronte a questa emergenza psicologica.

A livello psicologico come è definito un evento come il Coronavirus e quali sono i sentimenti e le emozioni che può provocare una situazione del genere?
La situazione di emergenza generata dal COVID-19 sta mettendo a dura prova la nostra salute psicologica. Ha stravolto la nostra vita: siamo stati costretti a ridimensionare i nostri affetti, le nostre abitudini, le nostre attività lavorative e la vita sociale. Questo cambiamento così repentino e incerto non ci ha permesso di essere resilienti, provocando reazioni psicologiche di massa: assalti ai supermercati, fughe dalle città etc., tutte reazioni che nascono dalla parte più viscerale e irrazionale dell’essere umano per far fronte ad una situazione che non conosciamo e ci fa paura. La paura è stata sicuramente un’emozione che ci ha accompagnati durante questo periodo di lockdown: la paura di essere contagiati dal COVID-19 che proviamo ogni qual volta siamo di fronte ad una persona, la paura di perdere il lavoro o i propri cari che ci costringe a vivere in un continuo stato di allerta. Abbiamo sperimentato anche la tristezza per non poter stare con le persone amate e fare ciò che ci piace, e la rabbia verso chi non rispetta le regole e ci mette tutti in pericolo.

Quali patologie psicologiche possono incorrere nell’affrontare improvvisamente un lockdown?
L’eccessivo bombardamento mediatico, le restrizioni, la mancanza di svago e di sfogarsi attraverso l’attività fisica del lockdown hanno creato una sofferenza psicologica, più o meno ingravescente, in tutti noi. Da numerosi studi scientifici è emerso che potrebbe verificarsi un aumento di diversi disturbi mentali come disturbi d’ansia (in particolare disturbo di panico e disturbo d’ansia generalizzata), disturbo da insonnia, disturbo depressivo maggiore, disturbi da uso di sostanze (disturbo da uso di alcol), disturbi da sintomi somatici e disturbo da ansia da malattia.

In che modo possono essere affrontate tali problematiche?
Anche durante la Fase 2 sarà fondamentale continuare a mette in pratica le buone abitudini acquisite durante il lockdown: fare attività fisica, creare una routine giornaliera, fare attività manuali che richiedano concentrazione e mantenere i rapporti sociali. Molti si chiedono se con la Fase 2 tutto questo stress e angoscia scompariranno. Tutto sta nella nostra resilienza, ovvero la capacità individuale di far fonte a eventi traumatici in maniera positiva e di riorganizzarsi di fronte alle difficoltà. Invece, qualora il disagio e la sofferenza diventino eccessivi sarà opportuno contattare uno psicologo.

A fronte dell’emergenza sanitaria sono state predisposte linee di supporto psicologico telefonico: pensa sia stata una buona soluzione o si poteva fare di più?
Penso che sia stata una bellissima iniziativa. L’ordine degli psicologi della Toscana durante il lockdown ha attivato tre linee telefoniche di cui una per il personale sanitario in prima linea contro il COVID-19. Un numero come 380 psicologi volontari hanno ascoltato le richieste e valutato la gravità delle situazioni. La maggioranza delle chiamate proveniva da persone che fino ad allora non avevano mai avuto a che fare con servizi di supporto psicologico, infatti, un’indagine del CNOP, è emerso che 8 cittadini su 10 ritengono fondamentale la figura dello psicologo per la ripresa, sia a livello individuale che collettiva. Sarà sicuramente un punto di partenza per lavorare ancora di più, e meglio, sullo stigma che i disturbi mentali e la figura dello psicologo hanno nella nostra società.

Quanto e come i bambini hanno risentito di questa situazione?
I bambini hanno una buona capacità adattiva alle situazioni nuove. Alcuni genitori però hanno riferito che il loro figli sono cambiati: non vogliono uscire di casa neanche e per la passeggiata, sono più taciturni e si isolano. Non li forziamo, i bambini hanno bisogno di tempo per metabolizzare, osserviamoli e rinforziamo i comportamenti positivi. Cerchiamo di coinvolgerli nelle attività che piacciono a loro, programmiamo il futuro e dedichiamogli tempo, specialmente in questo periodo in cui i genitori ricominciano a lavorare mentre loro rimangono a casa. Ricordiamoci inoltre che i bambini risentono dello stato emotivo dei genitori: più il genitore è stressato più è probabile che il bambino risenta le difficoltà di questo periodo.

Si legge che nei primi 10 giorni di quarantena ci siano stati 4 suicidi e altrettanti tentativi. Il lockdown può essere davvero la causa di ciò?
Il tema dei suicidi durante il lockdown è un tema molto delicato. Alcuni fonti denunciano un aumento da “suicidi da coronavirus”. Lo stress, la perdita del lavoro e le restrizioni sono fattori che potrebbero aver aggravato una situazione già preesistente l’avvento del coronavirus.  Ciò che serve è rafforzare i servizi di psicologia per prevenire questi episodi. Si è parlato tanto di inserire la figura dello “psicologo di base” che affiancasse il medico di base. Sarebbe stato di grandissimo aiuto durante questa emergenza.

Il ritorno alla normalità, molte persone hanno paura a uscire di casa: come valuta questo fenomeno?
Siamo stati quasi due mesi in casa perché ci è stato detto che era un luogo sicuro. Fuori non sappiamo cosa ci aspetta e non sappiamo se saremo capaci di gestire le situazioni. Penso che la paura in questo caso sia “normale”. Dobbiamo essere capaci però di vedere dove finisce la “normalità” e inizia la sofferenza.

Crede che l’emergenza psicologica sia stata sottovalutata? Quanti fondi sono stati stanziati dal Governo per fronteggiarla?
L’OMS ha più volte lanciato l’allarme sugli effetti psicologici che la pandemia sta creando e di come la psicologia e lo psicologo siano fondamentali nella tutela della salute. Inizialmente il Governo con l’ultimo decreto era intervenuto sugli aspetti economici ignorando la salute mentale.  Proprio in questi giorni, grazie all’impegno del CNOP, sono riusciti ad ottenere assunzioni straordinarie di psicologi per far fronte all’emergenza sanitaria. Il ruolo dello psicologo sarà diretto all’utenza ma anche allo stress e burnout degli operatori sanitari in prima linea.
“Non c’è salute senza salute psicologica, si curano persone oltre che corpi.”

Per ulteriori approfondimenti con la Dottoressa Pardi, è possibile consultare il suo sito all’indirizzo: https://www.alicepardipsicologa.it.

Bianca Leonardi
Bianca Leonardi
Classe 1992, Lucca. Una laurea in giornalismo e tanta voglia di dar voce a chi troppo spesso resta in silenzio. Lavoro da anni nella comunicazione e nell'organizzazione di eventi, saltando tra musica, teatro e intrattenimento. Perché "Lo Schermo"? Perché siamo giovani, curiosi e affamati di futuro.

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