Chet Baker e quei folli mesi a Lucca

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Qualunque appassionato di Jazz non può non scaldarsi di fronte al nome di Chet Baker – all’anagrafe Chesney Henry Baker Jr. -, uno dei più grandi trombettisti e cantanti del secolo scorso. Chi ha qualche primavera in più sulle spalle, si ricorderà sicuramente che il nativo di Yale in Oklahoma, fu letteralmente adottato da Lucca e dalla sua gente, quando nell’Arborato cerchio si respiravano e assaporavano un po’ dappertutto le soavi e armoniose note del jazz. Sul finire degli anni ’50 e agli inizi della decade successiva, questo genere musicale era entrato prepotentemente nelle case dei lucchesi, ed è in quel momento che Chet Baker attraversò l’Oceano per stabilirsi in Italia e in riva al Serchio. Fu ingaggiato da Sergio Bernardini per suonare alla celebre “Bussola” di Focette, uno dei locali simbolo della notte versiliese.

Baker era un vero portento, il suo talento sconfinato, la gente andava letteralmente in visibilio per lui. Al tempo stesso, però, l’americano si portava un gravoso bagaglio sulle spalle: la dipendenza dalla droga. Era il luglio del 1960, quando un agente di polizia trovò Baker immerso in una pozza di sangue all’interno di un bagno in una stazione di servizio in Versilia. Il musicista aveva tentato di farsi un’iniezione, con terribili conseguenze. Subito dopo, l’americano fu ricoverato in una clinica di Lucca e appena ristabilitosi fu arrestato per possesso di droga e portato nelle carceri di San Giorgio. 

Fu in quel preciso momento che i lucchesi si innamorarono di lui, perché al Baker fu concesso di suonare la sua amata tromba e ogni sera la gente si metteva ad ascoltare sulle Mura le melodie che provenivano dalla cella del carcere. Tutti i giorni a Lucca, sull’amato monumento cittadino si poteva assistere a sublimi concerti jazz. Uno degli episodi più tramandati è quello che vede protagonista Henghel Gualdi, uno dei migliori clarinettisti di ogni epoca, che con il suo strumento e quattro accompagnatori improvvisò un concerto, la sera di Natale, sotto il carcere di Lucca, dove Chet Baker era rinchiuso. Immediatamente venne dato l’ordine di arrestare i musicisti, ma ben presto anche le guardie dovettero arrendersi alla bellezza della musica.

Nell’aprile 1961, presso il Tribunale di Lucca, si tenne il processo ai danni di Chet Baker. Il pubblico ministero chiese una condanna a sette anni, ma l’americano ne ebbe tre, poi ridotti fino a sedici mesi. Il trombettista restò a Lucca per qualche tempo ancora. Tutti ricordano l’immagine di lui all’Hotel Universo, seduto sulla finestra della propria stanza con la tromba capace di trasformare semplici note in indimenticabili sinfonie, una fortuna rara per tutti coloro che hanno potuto assistere alle esibizioni di un talento immenso.

Baker successivamente decise di tornare in California, ma portò sempre Lucca nel suo cuore, una città che lo aveva cambiato attraverso esperienze difficili, ma anche grazie all’amore che la gente non gli ha mai fatto mancare. Il 13 maggio 1988 Chet Baker lasciò questa terra cadendo da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam. La sua musica però non morirà mai.

FOTO: FOTO ALCIDE

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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