Baciare la terra quando suonavano le campane di San Michele

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Un tempo la Settimana Santa, quella che porta alla celebrazione domenicale della Pasqua, veniva vissuta con grande devozione e rispetto per la sacralità del momento. Particolare importanza la possedeva la giornata del sabato, la vigilia di Pasqua. In quel giorno, i lucchesi che venivano dalle campagne erano soliti radunarsi in Piazza San Michele per l’abituale mercato, ma allo scattare del mezzogiorno e al suono delle campane, interrompevano le loro attività e si inginocchiavano immediatamente in un atto di devozione. Proprio come accadeva un’ora prima, infatti alle undici la maggior parte di loro, baciava il suolo come imponeva la tradizione.

Perché si parla del contado? Perché a quel tempo durante il periodo quaresimale i campi venivano lavorati tutti i giorni, lasciando alle celebrazioni religiose solamente le donne. Tuttavia, dal mercoledì al venerdì Santo tutti i mestieri agricoli venivano tralasciati e si partecipava attivamente ai riti in Chiesa. La messa del venerdì Santo era chiamata quella del “Gran Baccano” per la massiccia presenza di gente, poi al Sabato – dopo la campana della Resurrezione e il gesto di gettarsi a terra -, la gente si scambiava gli auguri e si preparavano le uova da regalare ai preti che nel pomeriggio avrebbero benedetto le case.

La domenica di Pasqua, invece, era usanza portare in Chiesa uova sode, una per ogni componente della famiglia, e la schiacciata Pasquale (dolce tipico del periodo) da far benedire. Gli adulti mangiavano le uova e il dolce al mattino di Pasqua con un sorso di acqua Santa, mentre i bambini decoravano le proprie uova il giorno di Pasquetta per poi spingerle a gara giù da un poggio. I ricordi di un tempo che fu, ma che ancora qualcuno può raccontare con nostalgico orgoglio.

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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