Simone e Bianca, la “famiglia green” che ripulisce Lucca dai rifiuti: “Il nostro gesto d’amore verso la città”

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Si chiamano Simone e Bianca Biagini, ma ormai tantissimi li conoscono come Greenfatherandson, il nome, ispirato alla celeberrima canzone di Cat Stevens, che hanno scelto per il loro profilo Instagram. Padre e figlia, da un anno ogni giorno ritagliano mezz’ora del proprio tempo per pulire Lucca e le mura dai rifiuti lasciati in giro da concittadini e turisti. 

Un gesto piccolo, ma che sta avendo molta risonanza grazie ai social ed è arrivato fino al Sindaco Alessandro Tambellini, che ha deciso di incontrarli in Comune, insieme alla consigliera di Sistema Ambiente Silvana Sechi, per ringraziarli del loro impegno. Non solo, il racconto di questa iniziativa è arrivato fino alle orecchie di Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana, che li ha citati in un post nei propri profili social.

Simone, l’iniziativa con sua figlia sta avendo una risonanza importante. Come si sente di fronte a tutto questo?

Non è assolutamente niente di particolare, si tratta di un’iniziativa individuale, la nostra, che risponde a una necessità e al desiderio di fare qualcosa singolarmente per l’ambiente. Crediamo nel concetto per cui ciascuno può contribuire a fare qualcosa di più grande. Finché si continuerà solo a parlare di questo problema, che riguarda tutti da vicino, a parlarne senza impegnarsi singolarmente, non riusciremo mai a fare niente di davvero significativo. 

Com’è nata l’idea della “Mezz’ora Verde”?

Bianca ed io abbiamo questa mezz’ora a disposizione, tra le 07:20 e le 08:10 di mattina, appena prima dell’entrata a scuola della bambina. Abbiamo deciso di impiegarla in maniera utile, facendo quello che sentiamo come un gesto d’amore verso la città e la collettività. Non è detto che gli altri debbano trovare necessariamente una loro mezz’ora verde ogni giorno, potrebbe essere anche una volta a settimana, una volta al mese, ma ci piacerebbe stimolare le persone a impegnarsi singolarmente. Quando abbiamo cominciato, così per caso, tutti ci fermavano chiedendoci se lo facessimo a nome di qualche associazione o come attività scolastica. Il problema a mio avviso è questo: come si fanno le pulizie di casa quotidianamente, allo stesso modo non possiamo prenderci cura dell’ambiente con iniziative che si svolgono una volta all’anno, trovandosi in 400 su una spiaggia, proprio perché l’ambiente, se gli si vuole bene, richiede una manutenzione quotidiana. Noi vorremmo promuovere questo impegno su base quotidiana.

E’ questo che vi motiva, quindi, l’amore per l’ambiente. 

Ci siamo sentiti chiamati in causa, perché se lei vuole bene a un posto, così come noi vogliamo bene alle mura e agli spazi che viviamo quotidianamente, è intollerabile vedere lo sporco o l’incuria di quei posti cari. Per noi è stato difficile, anzi impossibile, girarci dall’altra parte e rimanere indifferenti, purtroppo non è sempre così. Un giorno abbiamo visto un carrello della spesa sulle mura: le avrei fatto vedere con quale naturalezza le persone passavano lì accanto, come se fosse normale vedere un carrello della spesa in quel luogo. Per noi è un’attività molto gratificante, è la stessa soddisfazione che si ha quando si lascia in ordine una stanza. Nel nostro caso c’è questa combinazione, abbiamo trovato il modo di creare dello spazio di qualità padre-figlia, che ha rinsaldato il nostro rapporto. Un tempo di qualità di cui le famiglie hanno bisogno. Speriamo che questa possa diventare una buona abitudine condivisa anche da qualcun altro.

Simone e Bianca Biagini – Foto dall’account Instagram @greenfatherandson

Qual è stata la risposta dei lucchesi e di tutti coloro che seguono il vostro profilo Instagram?

Abbiamo iniziato circa un anno fa, il profilo è stato aperto il novembre scorso. Speravamo che qualcun altro avrebbe iniziato come noi, che avrebbe condiviso questa abitudine, mandandoci anche qualche contenuto. Purtroppo, però, a parte un caso sporadico, questa cosa non è successa ed è un peccato. Abbiamo avuto tanta partecipazione emotiva, anzi dev’essere successo qualcosa di cui non ci rendiamo conto, perché adesso troviamo persone in strada che ci salutano e ci ringraziano. Ma il presupposto iniziale era che qualcuno prendesse le mosse e ci seguisse in questa mezz’ora verde. Non si è verificato, per lo meno non nella misura che immaginavamo e speravamo.

Come spiega questa mancata adesione alla vostra iniziativa?

Personalmente credo che dipenda dal fatto che tanti contenuti fruiti sui social, questa dimensione quasi parallela alla vita reale, ci spingono a compiere azioni come mettere un cuore, ma forse ancora non sono così forti da spingerci a prendere davvero contatto con la realtà. E’ un piccolo salto di qualità che magari non tutti sono disposti a fare. La speranza chiaramente c’è, ma vediamo come ogni giorno molti partecipano attivamente sui social a determinate cause, ma poi, all’atto pratico, coloro che sono disposti a spendersi in prima persona fisicamente per tali cause sono molti meno. Ne è prova il fatto che adesso il profilo Instagram è a quasi 1000 followers, ma stiamo ancora aspettando qualcuno che ci mandi foto e video di ciò che ha fatto, attraverso l’hashtag  #mezzoraverde che abbiamo creato. Quello sarebbe il raggiungimento del nostro obiettivo.

Ha parlato di un gesto d’amore verso Lucca. Lei e Bianca, però, intervenite perché altre persone non hanno avuto lo stesso amore e cura della città.

Il problema è che esistono limiti oggettivi nell’azione degli Amministratori, delle società partecipate e che si occupano delle pulizie: nessun operatore ecologico potrà mai andare sotto a una siepe a rimuovere le bottiglie che sono state nascoste lì di proposito, o a togliere le cartacce di merendine e i brick dalle fratture delle mura. Bisogna lavorare sulle persone, perché spesso, invece di fare un’autocritica o criticare il comportamento degli altri, alla fine addossano la colpa sempre a chi doveva pulire. 

Cosa si può fare, quindi, per responsabilizzare gli altri in termini di cura dell’ambiente e della città?

Lavorare sulle persone, senza dubbio. Proprio per questo, quando abbiamo incontrato il Sindaco Tambellini e la Consigliera Sechi, abbiamo dato nostra disponibilità ad andare nelle scuole, soprattutto primarie, per parlare con i ragazzi più giovani e sensibilizzarli su questo tema. Nel mio caso personale, cerco di passare un messaggio positivo anche a mia figlia: è come una società compartecipata al 50%, un desiderio condiviso di fare qualcosa insieme perché entrambi ci siamo sentiti frustrati nel vedere la sporcizia e delusi nel vedere con quanta naturalezza le persone lascino in giro i rifiuti. Non è solo un’abitudine degli adulti, che possono essere incolpati di inciviltà, ma anche di bambini e giovani, che spesso agiscono per disattenzione. E’ su questo che dobbiamo interveire fin da piccoli.

Negli ultimi anni l’attenzione all’ambiente è cresciuta molto, anche i giovani hanno trovato un esempio in varie figure, una su tutte Greta Thunberg. Il concetto da passare, forse, è che si può fare qualcosa anche a livello locale.

Assolutamente. Io sento molto mio il concetto di “Terzo Paradiso” di Pistoletto, che nasce dall’arte ma si estende fino a diventare quasi una riflessione filosofica. Il Terzo Paradiso è uno spazio intermedio tra il paradiso naturale, corrispondente alla nostra dimensione biologica, e quello artificiale, legato alla tecnologia, più immateriale. Non ha niente a che vedere con la religione, è un territorio intermedio rappresentato dall’impegno individuale verso l’ambiente, da una sorta di assunzione di responsabilità verso la natura che ci circonda. E’ bene che si parli di questi temi, ma credo che adesso sia arrivato il momento anche di fare qualcosa di concreto.

Come si possono passare questi concetti ai più giovani?

Per sensibilizzare i ragazzi, secondo me, basta partire dai rifiuti, perché sono qualcosa di cui hanno esperienza diretta. Ai bambini non si può parlare della COP26, di sostenibilità o economia circolare, bisogna parlare loro di cose che conoscono, come i rifiuti. L’altro elemento fondamentale è dare loro un messaggio positivo, come ho già detto: i bambini si sentono ripetere in continuazione che la terra sta male e sta morendo, è un atteggiamento che porta solo a rassegnarsi e a pensare che ormai non c’è più nulla che si possa fare per rimediare. A noi, invece, piacerebbe portare questo messaggio positivo: perché non ci diamo tutti una mano per rendere questo ambiente più pulito e ancora più bello? 

E Lucca?

Ritengo che Lucca potrebbe diventare una città modello di buone pratiche in termini di cura e attenzione all’ambiente. E’ una città unica nel suo genere: tanta bellezza artistica è incastonata nel verde urbano in modo molto suggestivo. Si potrebbe partire da qui per diventare un esempio. Credo che anche il turismo si orienterà sempre di più verso luoghi con maggiore attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. 

La vostra popolarità sta crescendo molto sia sui social che nella quotidianità, come raccontava. Come state affrontando tutto questo?

Noi volevamo che protagonista fosse il gesto: scorrendo indietro nel profilo Instagram, nei contenuti che abbiamo pubblicato all’inizio non ci mostravamo mai in volto. E’ il motivo per cui abbiamo inventato questo nome di fantasia. Poi abbiamo visto che tanta curiosità era su di noi. Ci hanno anche chiesto di comparire in video, ma abbiamo rifiutato perché vogliamo che quello che facciamo possa diventare di ispirazione per altri: il gesto, non noi. Ci piace che tutto rimanga un gioco che nasce e vive all’interno di questa scatola che sono i social e all’interno della comunità che li frequenta. Poi, alla mattina, Bianca e io ci ritroviamo da soli nel silenzio e quello resta uno spazio tutto nostro.

La sua sensibilità verso l’ambiente è molto forte. Da dove nasce?

E’ una sensibilità che ho sempre avuto e che abbiamo condiviso in famiglia, anche con mia moglie e l’altro mio figlio Michele, che nel fine settimana si aggiunge a noi nella mezz’ora verde. Il lockdown ha contribuito ad accentuarla: quanti, grazie alle restrizioni, hanno riscoperto il verde attorno alle nostre case o a passare il tempo, i fine settimana, in mezzo al verde? E poi tante letture, una su tutte “La nazione delle piante” di Stefano Mancuso. Molte volte si vive l’ambiente in modo molto massimalista e con ansia: o tutto o nulla. Noi invece crediamo in un approccio molto più soft: se le persone venissero rese più consapevoli di quanto le loro piccole scelte individuali – come muoversi, come spendere il tempo, cosa mangiare – anche senza eccessi, possono impattare sull’ambiente, sarebbe una presa di coscienza molto importante.

Prima ha parlato di responsabilità, adesso di presa di coscienza. La palla è in mano a noi.

Esattamente. Pensi a scelte estremamente banali, come ad esempio fare la spesa acquistando formati più grandi, invece delle monoporzione, per risparmiare sugli imballi. Oppure usare un volo di linea per godersi una vacanza di qualche giorno, invece che per una sola notte fuori o, ancora, spostarsi in bicicletta, quando possibile, invece di muovere l’automobile. Spesso, però, ci troviamo di fronte a posizioni più massimaliste, come dicevo, di chi opera in questi ambiti: di fronte a certe proposte radicali nessuno accetterebbe, perché modificherebbero in modo assurdo la nostra vita quotidiana. Se ci rendessimo conto, invece, che certe piccole abitudini possono contribuire in modo davvero importante, allora sì che cambierebbe tutto. Noi speriamo di contribuire a questo.

Chiara Bini
Chiara Bini
Classe 1988, Lucchese per nascita e per passione. Giornalista ed esperta di marketing e comunicazione, amo raccontare storie e giocare con le parole. Profondamente curiosa, sono sempre in cerca di nuove realtà, prospettive e punti di vista. A “Lo Schermo” per andare oltre la notizia e scoprire qualcosa di più.

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