Roberto Massagli: il campione del mondo Master Over 60 di Bodybuilding si racconta

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Roberto Massagli è un uomo alimentato da una grande passione e da una forza di volontà straordinaria, e recentemente ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei più grandi nel bodybuilding, trionfando nel campionato mondiale Master Over 60. Questa disciplina sportiva è stato spesso bistratta – in modo ingiusto – ma come ci ha raccontato il fresco campione del mondo over 60, dietro vi è davvero una forte cultura e una base di sano amore, che sono elementi fondamentali per resistere ai tanti sacrifici che uno sportivo di questo livello deve affrontare nel corso dell’anno. Noi abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con lui, il quale ci ha raccontato molti aneddoti riguardanti uno sport fatto di tanta fatica e abnegazione.

Roberto, raccontaci il tuo ultimo successo come Campione del mondo Master Over 60

Era da sempre il mio sogno, quello di diventare campione del mondo. Ho cominciato presto a fare le gare, poi ho dovuto interrompere, ma cinque anni fa ho iniziato di nuovo. Ho vinto prima il Campionato italiano, poi ho messo in bacheca l’Arnold Classic Europa, l’Europeo Master IFBB Over 55 e infine questo mondiale. Nel mondo del Bodybuilding amatoriale questi sono i riconoscimenti più importanti, e mi riempiono di gioia.

Ma non è facile trionfare al mondiale, la prima volta che partecipai mi accorsi che il percorso era duro, così l’anno dopo tentai nuovamente e non andai oltre l’ottavo posto. Quest’anno mi sono preparato molto bene, nonostante avessi avuto anche un incidente alla mano, e finalmente sono riuscito a conquistare la corona. Davvero una grande soddisfazione!

Qual è il tuo tipo di allenamento, segui un preciso regime alimentare?

L’allenamento è certamente importante, ma nel mio caso non è fondamentale, perché lo sono invece altri aspetti, come il regime alimentare e la dieta. Nel corso dell’anno porto avanti delle diete che devo mantenere costanti per 6/7 mesi – e non è certamente una cosa facile – perché bisogna stare attenti alle dosi, seguendo sempre scrupolosamente le quantità con la bilancia in mano. Si pesa il sale, si controllano i litri d’acqua da ingerire. Negli ultimi cinque anni, la mia alimentazione è stata composta da: carne bianca, riso in bianco e albume. La quantità degli alimenti che fanno parte della dieta, cambia a seconda che ci si trovi a ridosso o meno della gara.

Non esagero nel dire che negli ultimi anni avrò mangiato dieci pizze e tre gelati, al massimo. Quello che davvero conta nella preparazione, non è soltanto l’aspetto fisico, ma anche quello mentale. Bisogna cercare di raggiungere la perfezione e questo stato deve essere raggiunto quando sali sul palco, il picco di forma deve essere in quell’ora precisa in cui devi fare la gara. La cura del dettaglio è fondamentale per fare la differenza.

Hai un palmarés ricchissimo, hai ancora altri obiettivi da raggiungere?

Sì, ci sarebbe un ultimo desiderio, purtroppo non tocca a me, ma a qualcun altro. Dopo i traguardi che ho raggiunto, mi piacerebbe che la federazione mi riconoscesse – almeno ad honorem – la Pro Card, per passare da amatore a professionista. Questo sarebbe l’ultimo obiettivo, perché per quanto riguarda le gare, credo di aver smesso, anche se forse potrei partecipare un’ultima volta al mondiale perché ho un piccolo conto in sospeso, ma vedremo.

Sei uno degli atleti più longevi d’Italia, come si arriva ad essere degli agonisti così eccellenti alla tua età?

Sicuramente ci vuole tanta fortuna, e io ne ho avuta sia a livello di famiglia, perché ho una moglie e delle figlie che hanno capito e accettato la mia scelta di vita, la mia passione, sia a livello di genetica che mi ha reso più semplice costruire un certo tipo di fisico. Sono uno che ha cominciato il bodybuilding a 16 anni, guardando Schwarzenegger nel film “Conan il barbaro”, e ispirandomi a lui nella modellazione del mio corpo. In Italia, oltre quarantacinque anni fa, non c’era una grande cultura riguardante questo sport, così ho iniziato a leggere e a comprare le riviste che trattavano l’argomento. Poi, nel corso degli anni ho fatto una vita regolare, non ho mai fumato, mai bevuto, ho fatto una vita regolare. Quello che paga è la costanza, uno stile di vita in cui non si esagera mai.

Hai dei consigli da dare ai più giovani che si avvicinano a questa disciplina sportiva?

Purtroppo i giovani nascono con la cultura del tutto e subito. Hanno l’ossessione della chimica, che è un grosso sbaglio, ricercano delle scorciatoie per gareggiare in fretta. Io prima di fare la mia prima gara ho atteso ben quindici anni, perché volevo essere sicuro e consapevole di me stesso e del mio fisico. Oggi, purtroppo, i giovani dopo tre mesi di allenamento – e con l’uso della chimica – si tuffano subito nelle gare.

Mi dispiace dirlo, ma la mia generazione è nata con la cultura del sacrificio e della fatica, oggi si pensa che una puntura possa aiutare per avere un fisico migliore in poco tempo, ed è un errore. Quello che voglio dire ai più giovani è di non avere furia, il fisico perfetto si costruisce con la costanza, un passo alla volta. Purtroppo, un’altra cosa che vedo nelle nuove leve, è la mancanza di passione che sta alla base di questo sport, mentre adesso si fanno le gare per la ricerca di una più facile visibilità da sfoggiare poi sui social network, tipo Facebook. Noi siamo cresciuti con la voglia di avere un fisico migliore, le gare sono sempre venute dopo.

Raggiungere certi livelli, la caccia alla vittoria, non devono diventare un’ossessione. Che cosa ne pensi?

Per un’atleta come me, che è arrivato a certi risultati, la vittoria è un elemento fondamentale, ma chiaramente non è per tutti. Prima di rovinarsi la vita, bisogna essere coerenti con noi stessi, nessuno nasce campione. Io ho provato anche altri sport nella vita, come il calcio e il ciclismo, ma non ero portato. I ragazzi dovrebbero accettare quello che la natura ha dato loro, non tutti hanno la forza mentale e il fisico per raggiungere determinati traguardi, è inutile incaponirsi nelle cose. La cosa fondamentale è conoscere sé stessi ed essere cosciente dei propri limiti, senza andare incontro all’ossessione.

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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