“Non è stato Dio”. Fabrizio Betti presenta ‘Il terzo atto’, l’ultimo libro della trilogia sulla pandemia

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Siamo arrivati nella terra di mezzo. L’uomo giocherà le sue carte per cercare di uscire da questa impasse che gli cambierà la vita. Se in meglio o in peggio, nessuno al momento può dirlo con certezza. Nemmeno Coroncino, che arrivato quatto quatto, ora sta dettando le regole del gioco”, così si legge nella quarta copertina del libro E se fosse Dio? di Fabrizio Betti, il primo di una Trilogia del tempo oscuro il cui ultimo volume, Il terzo atto, disponibile in formato digitale su Amazon, sarà pubblicato in cartaceo in questi giorni.

L’imprenditore-scrittore, come lo definiscono in molti, oltre a gestire l’azienda di famiglia, è anche proprietario de Il Pinturicchio, il centro commerciale sulla circonvallazione di Lucca e sede del Pinturicchio music festival. Seguendo la propria naturale inclinazione alla scrittura, che definisce come ‘vita’, ha dato ordine ad alcuni pensieri riguardo la pandemia e i suoi effetti in un’opera che non è né un saggio né un romanzo, ma un insieme di istant books: “Scritti di getto”. Nell’ultimo libro racconta e riflette sull’origine del virus, la speculazione sui vaccini, i cambiamenti degli equilibri economici mondiali e il rapporto con il ‘nemico’, la Cina: “Per sconfiggere un nemico, a volte, è necessario farselo amico”.

Di cosa parla il tuo ultimo libro e in che modo la pandemia sta cambiando per sempre gli equilibri mondiali?

E’ l’ultimo degli istant-books nei quali ho cercato di mettere a fuoco gli effetti che il Covid-19 sta producendo sulla nostra società, la nostra cultura. Nel primo libro mi sono chiesto se per caso fosse stato Dio a crearlo, per farci intendere che l’umanità aveva superato ogni limite, ma andando avanti ho avuto ragione di pensare che in realtà sia stato creato proprio dall’uomo, in Cina. Ad ogni modo, arrivati a questo punto, da chi e come è stato creato è irrilevante: dobbiamo misurarci solo con i suoi effetti. L’America di Trump ha più volte sfidato i cinesi, che però sono un popolo all’insegna del silenzio, che agisce in maniera ragionata, concreta. Ecco quindi la pandemia, iniziata e già finita in Cina. Stanno colonizzando il mondo, dai lavoratori più umili, i primi arrivati, ai grandi imprenditori. Misurarci con gli effetti di questa migrazione globale non significa tentare di prevaricare sul nemico combattendolo a tutti i costi, ma farselo amico e accettare il confronto. Molti la chiamano guerra, ma una vera guerra sarebbe stata molto peggio e a confermarlo ci sono i numeri, i resti della brutalità. Questa non è una guerra. E’ la prima volta nella storia che una potenza asiatica arriva ai vertici: c’è un tempo per tutto e il nostro sta cambiando. La Cina ha fatto ‘un capolavoro’ ed è l’unica vincitrice. L’America quasi sicuramente si risolleverà, mentre l’Europa ha dimostrato tutta la sua enorme pochezza. Anche la stessa Italia ormai non è altro che una dittatura della burocrazia, una burocrazia da pratiche infinite e forse non basterà neppure una personalità come Mario Draghi a risanare la situazione. Si specula troppo sui vaccini e la ‘mala informazione’, oltre a creare panico, molto spesso non porta verità”.

In che modo l’Italia potrà risollevarsi da questo ‘tempo oscuro’?

Il nostro gioiello rimane la cultura. Siamo la patria della bellezza. I primi per arte, cibo e questo basterebbe a renderci unici anche in fatto di investimenti. Per un rilancio economico di questo tipo però serve capacità, una qualità che la nostra classe politica sta dimostrando di non possedere. Poi c’è il problema della burocrazia, come dicevo prima e tutto ciò scoraggia le giovani generazioni che infatti spesso si rifugiano all’estero. Il cambiamento però deve partire proprio dal loro coraggio e quindi questo Paese dovrebbe investire per tenerseli”.

Perchè scrivi?

Scrivere è il mio modo di restare immortale. Quando qualcun in futuro avrà tra le mani questi libri, ritroverà me. La scrittura è qualcosa che mi viene naturale, non so dove inizia né dove mi porterà: io scrivo e basta. Sono curioso, osservo e mi lascio trasportare dalle esperienze. Quando è scoppiata la pandemia, ho sentito l’esigenza di trovare risposte, di non lasciare nell’indifferenza questo momento. Le mie più grandi passioni sono sempre state l’arte e la cultura, per questo il Pinturicchio non è solo un’area commerciale ma anche uno spazio che ospita mostre, musica, libri: che unisce. Appena si potrà ho in programma di presentare il libro Camioncino bianco, dove affronto con fantasia il tema della morte, che, in questa mia seconda vita, ho messo da parte e che non mi fa più paura. Credo che non faccia parte di questa esistenza perché ne è semplicemente il contrario: se ci siamo noi, non c’è lei”.

Il terzo atto di Fabrizio Betti è un ‘racconto fantastico’, scritto di getto ma ragionato, che ‘studia’ la pandemia e quanto successo negli anni che sicuramente segneranno per sempre la nostra storia. Un epilogo già anticipato alla fine del secondo volume: “Ora però lo posso affermare con ragionevole certezza: non è stato Dio. A meno che non abbia deciso di assumere la veste di un corpo rotondo e bitorzoluto con tante frange rosse […]. Questa è opera dell’uomo. Chi riesce a distruggere sa anche creare. Allora la domanda che ti sovviene è: e se fosse l’uomo?”.

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