Lucca e le attività commerciali al tempo del Covid-19

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È un momento difficile per l’economia nazionale e locale e, anche nella nostra città, sono molti gli interrogativi e i dubbi sul futuro delle attività commerciali. A tal proposito abbiamo intervistato Giacomo Butori, 27 anni, figlio d’arte. Sulle orme del padre, oggi è il titolare dello storico Bar San Giusto in P.zza San Giusto, a pochi passi dalla centralissima Piazza Napoleone.

Lei ha chiuso l’attività la seconda settimana di Marzo e riaprirà ben oltre il 4 Maggio. Come ha vissuto e come sta vivendo quest’emergenza sanitaria diventata, a questo punto, anche economico-sociale?

Non è facile per niente. Non è facile perché siamo stati catapultati in una situazione anormale e diversa rispetto a tutto quello che abbiamo vissuto fino ad oggi. Veniamo da anni di benessere, i nostri genitori hanno vissuto il benessere. Gli ultimi che purtroppo hanno visto qualcosa di simile, ovvero la guerra, sono i nostri nonni. Dopo, e adesso ce ne stiamo accorgendo più che mai, non c’è stato niente di paragonabile a questo. Oggi viviamo quotidianamente in uno stato di incertezza e, per noi commercianti, questo si aggiunge alle preoccupazioni dovute al normale rischio d’impresa.

Questi fantomatici 600 euro destinati ad imprenditori e a lavoratori autonomi sono arrivati in tempo? Cosa ne pensa, è riuscito a far fronte alle spese commerciali e di vita?

A me sono arrivati presto, devo essere onesto. Tuttavia altri commercianti e piccoli imprenditori stanno ancora aspettando, e questo è davvero un problema perché manca la liquidità per far fronte a tutte le spese vive. Diciamocelo onestamente: 600 euro non sono molti, ma deve essere valutata anche la situazione di emergenza nel suo complesso. Mi spiego meglio: è una prima misura di aiuto, forse insufficiente ma che, quantomeno, c’è stata. Il problema maggiore – proprio a livello di tempistiche – ce l’ha chi ancora non ha ricevuto nemmeno quelli, come anche chi sta aspettando la cassa integrazione.

Lei, da giovane imprenditore, cambierebbe qualcosa nella gestione della pandemia?

Questa è una domanda difficile ed è una questione molto dibattuta. Il fatto è che loro governano e gestiscono un Paese in una situazione di emergenza e noi siamo qui, e si fa presto a cadere nella retorica da salotto. Con tutte le problematiche che ci sono state penso che chi ci governa, tutto sommato, quantomeno a livello pratico abbia fatto le cose più opportune almeno per evitare un collasso del sistema sanitario. E quella, davvero, era la priorità assoluta per evitare una situazione catastrofica. Si tenga presente, poi, che in uno Stato democratico limitare in maniera così incisiva le libertà dei cittadini non è un’operazione semplice e neppure giusta. Forse altri Stati, come la Cina e la Russia, hanno incontrato meno difficoltà ad adottare misure più rigide.

Nel vostro settore avete dovuto rinunciare al turismo di questi mesi, alle prime giornate di sole e alle varie festività di questo periodo. Il Summer Festival, quest’estate, non si terrà. A causa delle restrizioni, la ripresa si preannuncia dura e difficile. Che ne pensa? Come sarà il dopo?

Sarà difficile, è inutile negarlo. Sarà difficile anche in considerazione delle varie restrizioni che ci saranno: l’ingresso di una persona per volta negli esercizi commerciali; mantenere sempre le distanze ecc. Diciamo che, purtroppo, non è secondario neppure il fattore psicologico, la paura e il timore. Per questo, a mio parere, la ripresa sarà abbastanza lenta, soprattutto per noi che lavoriamo al pubblico e viviamo di socialità. Questo è la parte più bella del mio lavoro e, sinceramente, mi chiedo come sarà il rapporto con il cliente, se chi verrà a prendere il caffè cercherà di essere il più rapido possibile. Se, di conseguenza, verrà meno “la chiacchiera”, le quattro parole scambiate al bancone o sulla porta con chi passa a piedi o in bicicletta. La ripresa, dicono, passerà da un turismo tutto italiano. Speriamo, ma sinceramente non so quanti soldi abbiano gli italiani per girare l’Italia.

Tra gli imprenditori del suo settore quali sono, oggi, le sensazioni? Ci sarà, secondo lei, la definitiva chiusura di molte attività commerciali?

In alcuni commercianti ho riscontrato molto malcontento, devo essere sincero. Soprattutto tra quelli con più esperienza, che mi sembrano più disillusi in merito agli aiuti e alle agevolazioni economiche post-pandemia. In generale c’è preoccupazione e sfiducia, ma questo è più che comprensibile. Il dopo sarà duro e, purtroppo, credo che molti non ce la faranno a rialzarsi. Questa è la vera tragedia, perché ne risentiranno intere famiglie, uomini, donne, bambini e anziani. Ovviamente molto dipende anche da qual era la situazione precedente a quest’emergenza, ma dietro ogni attività commerciale ci sono delle persone. Questo vorrei che non si dimenticasse mai.

Come si sta muovendo Confcommercio?

Confcommercio si è mossa subito molto bene a livello nazionale, perché anche prima del lockdown aveva avanzato varie richieste con toni decisi e fermi. Richieste peraltro ragionevoli, data la situazione dei commercianti e delle piccole attività, come apporti di liquidità e blocchi del carico fiscale. Si sono mossi bene anche a livello locale, perché da Lucca si sono relazionati immediatamente con altre realtà per cercare di far fronte comune. Oggi il problema vero è la liquidità, assolutamente necessaria per ripartire. Sinceramente ho apprezzato la recente presa di posizione di Confcommercio in merito ad alcune attività per cui, il Decreto del 26 Aprile, ha prorogato la chiusura: “o fate riaprire il 4 Maggio, o garantite dei finanziamenti a fondo perduto, oppure ci sarà uno scontro totale”. Mi rendo conto che è una situazione complessa, ma ci sono persone che se non lavorano devono essere aiutate. Confcommercio, a mio avviso, ha rappresentato bene queste istanze e queste necessità.

Come valuta gli aiuti del Comune, relativi ai 12.000.000 di euro stanziati qualche giorno fa?

Molti nel mio settore sono in disaccordo perché non ci saranno entrate effettive, salvo quella per i canoni di locazione. Onestamente penso che, tutto sommato, il Comune si sia mosso bene. Io, ad esempio, al momento avrei avuto problemi a pagare la tassa sul suolo pubblico, che invece è stata abbattuta. In caso contrario sarebbe stato davvero il colpo di grazia per molti commercianti, con multe, more ecc. Certo, sarebbe stata più utile un’iniezione di liquidità, ma credo che questo non sia compito del Comune. Anche l’ampliamento della ZTL e il parcheggio gratis nel centro storico sono misure comunque positive per favorire la ripartenza. Tutte queste misure, da quanto sento dai media, in altri comuni non ci sono state. Adesso ci vuole buonsenso, ragionevolezza e cooperazione da parte di tutti: istituzioni e cittadini. Altrimenti non ne usciamo più.

Lei è un giovane imprenditore che, con coraggio, oggi si trova a gestire un’attività di lungo corso tutto da solo. Che cosa chiede alle Istituzioni?

Chiedo un sostegno al cuore pulsante del Paese, ovvero alle piccole e medie imprese e a tutti coloro che lavorano nel e con il settore turismo. Se non ci saranno aiuti in questo senso, verrà affossata l’Italia. Dovranno essere fatti degli sforzi per introdurre nel mercato liquidità, anche a fondo perduto, perché sarebbe un paradosso pagare un debito indebitandosi ulteriormente. Solo così potremo ripartire.

Giovanni Mastria
Giovanni Mastria
Nato a Lucca, classe 1991. Scrivo con passione di cultura, attualità, cronaca e sport e, nella vita di tutti i giorni, faccio l’Avvocato. Credo in un giornalismo di qualità e, soprattutto, nella sua fondamentale funzione sociale. Perché ho fiducia nel progetto "Oltre Lo Schermo"? Perché propone modelli e contenuti nuovi, giovani e non banali.

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