Le leggende di Prato Fiorito, la vetta principe della Mediavalle

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Il Prato Fiorito è uno dei monti dell’Appennino Lucchese, una vetta che domina la zona della Controneria e di Bagni di Lucca. Non ha un’altezza vertiginosa, dato che si ferma a 1.297 metri, ma ha una forma rotondeggiante e un precipizio da capogiro che si espande sul versante orientale. La sua posizione e la sua particolare vegetazione hanno comportato – negli anni – la nascita di tante e interessanti storie, comprese oscure leggende.

Come tanti altri luoghi dell’Appennino anche il Prato Fiorito è stato rifugio delle streghe, che si manifestavano qui durante le notti tempestose, evocando spiriti maligni e malvagi. In epoca antica nei pressi della cima, sorgeva un monastero (oggi non più visibile), che venne abbattuto per ragioni mai spiegate. Questo edificio aveva al suo interno una profonda voragine, dalla quale diavoli, spiriti e folletti saltavano fuori al suono di trombe e tamburi, mentre intorno a loro apparivano e scomparivano delle strutture simili a castelli evanescenti. I canti e i balli delle streghe e di queste creature si confondevano con tutti i rumori della natura, dal vento allo stridore della folgore. Molti testimoni dicono di aver sentito nitidamente le urla delle tetre fattucchiere e di esserne rimasti sconvolti.

Un’altra creatura mitologica che ha calpestato questa terra è quella che i più anziani chiamano l’Eremita. Un uomo solitario, intento a mangiare bacche ed erbe amare. Non era molto amato, poiché era sua consuetudine giocare brutti scherzi a pastori e carbonai, come ad esempio quello di indossare di notte un lungo cappuccio bianco e di terrorizzare i passanti con urla terrificanti. Un gruppo di carbonai in particolare era oggetto dei suoi tiri mancini, ma questi astuti boscaioli escogitarono una soluzione per mettere freno all’impeto dell’Eremita: presero una decina di grosse zucche che svuotarono e intagliarono in modo da farle sembrare i volti di creature demoniache. All’interno delle zucche inserirono delle candele accese che poi sistemarono fuori dalla carbonaia. Quando l’Eremita si presentò poco dopo la mezzanotte, si spaventò di fronte alle zucche fiammeggianti, a tal punto che da quel momento cominciò a evitare qualunque contatto con la gente, dedicandosi solo alle preghiere.

Ma lasciando da parte il più tipico del folklore, bisogna sapere che nel mese di maggio questo monte diventa teatro di uno spettacolo della natura. Tutta la sua brulla cima diviene ricoperta da una serie di meravigliosi e profumati fiori, che inondano di una fragranza speciale tutta la zona circostante. L’aroma è talmente forte e intenso che si rischia di svenire come accadde al poeta inglese Percy Bysshe Shelley quando vi salì per la prima volta, favorito dal vento che aveva espanso l’effluvio montano con grande intensità.

CREDITI FOTO: DAVID BONAVENTURI

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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