Il mondo degli arbitri: parola al presidente della sezione AIA di Lucca

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L’arbitro è una parte fondamentale del gioco del calcio, indispensabile. Un ruolo di responsabilità, che presuppone autorevolezza, decisione e forza mentale. L’attività del direttore di gara è utile per la vita, per misurarsi con le difficoltà, per riuscire a superare gli ostacoli anche quando si è da soli. Abbiamo parlato di questo mondo con il presidente della sezione AIA di Lucca, Antonio Ruffo.

Qual è lo stato di salute dell’AIA?

L’AIA sta cercando di recuperare il terreno passando attraverso una fase di reclutamento maggiore. Purtroppo negli ultimi due anni, a causa della pandemia di Covid-19, il numero dei tesserati è diminuito e adesso stiamo cercando di portare dei volti nuovi alla squadra. Recentemente nella sezione di Lucca sono arrivati 13 nuovi arbitri, ma dobbiamo provare a fare di più. Può arrivare in nostro soccorso, così come del resto nella altre parti d’Italia, la possibilità di fare il doppio tesseramento calciatore-arbitro, a cominciare dai diciassette anni di età.

Come si fa ad attirare i giovani al mondo dell’arbitraggio?

Innanzitutto essere arbitro è un’attività particolare, diciamo pure formativa. A differenza del calciatore che può contare su una squadra, l’arbitro è da solo, deve gestire le situazioni in modo autonomo. In questo modo il carattere si forgia, è un po’ una palestra di vita. Noi per riuscire a farci conoscere dai giovani puntiamo sulle scuole, anche se negli ultimi tempi è stato difficile a causa di tutte le restrizioni, poi sulla stampa, canali social e pubblicità.

Recentemente si vedono sempre più scene di violenza ai danni dei direttori di gara nei campi di provincia. Come si deve intervenire per fermare questa piaga?

Il presidente nazionale dell’Associazione Italiana Arbitri, Alfredo Trentalange, è un componente della Federcalcio e con questa stanno cercando di trovare una soluzione che punisca i colpevoli di atti di violenza contro i direttori di gara in modo più severo e soprattutto uniforme. Finora il compito di elargire sanzioni è spettato alle società, responsabili per i giocatori e i dirigenti. Noi non abbiamo più voglia di subire, non restiamo a guardare.

Cosa deve sapere un giovane quando decide di entrare a far parte dell’AIA?

Prima di tutto che non va alla guerra, ma anzi, trova un ambiente dove divertirsi è una priorità. L’AIA è un gruppo che è come una famiglia, sempre pronta a tutelarlo e a proteggerlo. Trova degli amici con i quali intraprendere un percorso bello e affascinante, dove c’è spazio per tante cose, dai raduni alle riunioni, dalle cene a tutti quei momenti di convivialità utili per star bene.

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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