Dalla pioggia record di novembre alla “secchina” di dicembre. Così è tornata l’emergenza smog nella pianura di Lucca.

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Oggi, 15 dicembre 2025, è ancora una giornata con cielo prevalentemente sereno o poco nuvoloso. L’aumento delle nubi è atteso in serata, fino a domani martedì quando le previsioni indicano piogge generalmente di debole intensità. La prima metà di dicembre si chiude dunque con poca pioggia, appena 23,4 millimetri, a fronte della media mensile di 137,6 millimetri guardando ai valori registrati nel centro storico di Lucca.

Proprio la scarsità di pioggia di queste ultime due settimane ha determinato il superamento dei valori limite delle polveri sottili PM10 nella pianura di Lucca. Una condizione che ha fatto scattare il blocco temporaneo della circolazione sull’intero territorio del Comune di Lucca e degli altri comuni della Piana (Capannori, Altopascio, Porcari e Montecarlo). Un provvedimento che rientra nel Piano d’Azione Comunale (PAC) per la qualità dell’aria e ha l’obiettivo di tutelare la salute dei cittadini e ridurre le emissioni inquinanti nelle giornate a maggior rischio di accumulo degli inquinanti. Purtroppo in mancanza della pioggia la limitazione della circolazione non è sufficiente a fare rientrare i valori registrati dall’Arpat.

Così nella Piana lucchese è stata raggiunta la condizione di ICQA=2. Si tratta dell’Indice di Criticità per la Qualità dell’aria, introdotto dalla Delibera della Giunta Regionale Toscana 814/2016 con lo scopo di regolare l’attivazione degli interventi contingibili urgenti da parte dei comuni soggetti all’elaborazione ed approvazione dei Piani di Azione Comunale per il materiale particolato PM10 nelle Aree di Superamento. Nel corso degli anni il progressivo miglioramento della qualità dell’aria ha indotto la Regione a una ridefinizione delle aree di superamento fino all’attuale DGRT 228/2023 che mantiene attiva la sola area di superamento della piana Lucchese.

L’ICQA si basa sui valori delle concentrazioni di PM10 registrati dalle stazioni di fondo della rete regionale nelle Aree di Superamento e sulle previsioni meteorologiche relative alla capacità dell’atmosfera di favorire l’accumulo degli inquinanti nei bassi strati, fornite dal Consorzio LaMMA. Nel sito Arpat vengono pubblicati tutti i giorni, dal 1 Novembre al 31 Marzo dopo le ore 13, per ogni Area di superamento: 1) il numero dei giorni di superamento di PM10 rilevati da ARPAT negli ultimi 7 giorni nelle stazioni di riferimento; 2) le previsioni sulle condizioni di dispersione dell’atmosfera effettuate da Consorzio LaMMA per il giorno corrente ed i successivi 2 giorni, dallo stesso ente così definite: Verde: Condizioni meteo favorevoli alla dispersione degli inquinanti (previsioni meteo favorevoli); Giallo: Condizioni meteo indifferenti all’accumulo o alla dispersione degli inquinanti (previsioni meteo indifferenti); Rosso: Condizioni meteo favorevoli all’accumulo degli inquinanti (previsioni meteo critiche).

Dal 1 novembre al 31 marzo l’indice ICQA viene impostato al valore 1 per tutte le Aree di superamento; ciò comporta che i Comuni adottino un primo pacchetto di provvedimenti. Dal 1 novembre al 31 marzo, per ciascuna Area di superamento, l’indice passa al valore 2 qualora la somma (di seguito ‘contatore combinato’) tra il numero di giorni di superamento di PM10 rilevati ed il numero di giorni con condizioni meteo favorevoli all’accumulo degli inquinanti (di seguito ‘numero di giorni con previsioni meteo critiche’) risulti maggiore o uguale a 7; ciò comporta che i Comuni dell’Area adottino ulteriori provvedimenti definiti nel modulo 2 dei rispettivi Piani di Azione Comunale. Per giorno di superamento si intende un giorno in cui la concentrazione giornaliera di PM10 in almeno una delle stazioni di riferimento dell’Area supera la soglia di 50 microgrammo per metro cubo.

Come detto nel corso degli anni il progressivo miglioramento della qualità dell’aria ha indotto la Regione a una ridefinizione delle aree di superamento fino al DGRT 228/2023 che mantiene attiva la sola area di superamento della piana Lucchese.

D’altra parte è sufficiente guardare una cartina della pianura lucchese per notare che si tratta di una conca, delimitata dagli Appennini, dal Monte Pisano e dal Montalbano. Così se guardiamo alla climatologia e alle caratteristiche dispersive dell’atmosfera elementi che sono particolarmente rilevanti in relazione alla qualità dell’aria, la pianura lucchese con il suo proseguimento in provincia di Pistoia, fino a Serravalle, sembra costituire un unico bacino sul fronte delle leggi del moto dell’aria. Un bacino nel quale sono relativamente frequenti situazioni sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti.

Una situazione diversa dalle altre due aree della provincia di Lucca. Nella Valle del Serchio e la Garfagnana ci sono con valli strette e incise con un territorio caratterizzato da una elevata piovosità e da movimenti dei venti influenzati dall’orografia. La Versilia si trova invece tra la costa e le Alpi Apuane ed è caratterizzata dalla vicinanza del mare, con la ben nota alternanza di brezze di mare e di monte, anche se risente della vicinanza dei rilievi apuani, che costituiscono un ostacolo alla circolazione delle masse d’aria e causano intense precipitazioni.

Da almeno quaranta anni queste considerazioni sono note e si aggiungono all’antropizzazione e all’urbanizzazione molto elevate sia nella pianura lucchese come nella pianura versiliese. Consistenti flussi di traffico attraversano entrambe queste aree e nella pianura lucchese sono anche presenti importanti insediamenti produttivi il cui ciclo industriale richiede elevati quantitativi di energia elettrica e termica.

La centralina Arpat di Capannori

Come si legge sul sito dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) a questo indirizzo web «le polveri fini, denominate PM10 (diametro inferiore a 10 micron), sono delle particelle inquinanti presenti nell’aria che respiriamo. Queste piccole particelle possono essere di natura organica o inorganica e presentarsi allo stato solido o liquido. Le particelle sono capaci di adsorbire sulla loro superficie diverse sostanze con proprietà tossiche quali solfati, nitrati, metalli e composti volatili. Origine: le fonti principali di polveri fini sono: fonti naturali, incendi boschivi, attività vulcanica, polveri, terra e sale marino alzati dal vento (il cosiddetto aerosol marino), pollini e spore, erosione di rocce, fonti antropogeniche, traffico veicolare, sia dei mezzi diesel che benzina, uso di combustibili solidi per il riscaldamento domestico (carbone, legna e gasolio), residui dell’usura del manto stradale, dei freni e delle gomme delle vetture, attività industriale. Gli effetti sull’uomo e sull’ambiente: le PM10 possono essere inalate e penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio, dal naso alla laringe. Studi epidemiologici, confermati anche da analisi cliniche e tossicologiche, hanno dimostrato come l’inquinamento atmosferico abbia un impatto sanitario notevole; quanto più è alta la concentrazione di polveri fini nell’aria, infatti, tanto maggiore è l’effetto sulla salute della popolazione. Gli effetti di tipo acuto sono legati ad una esposizione di breve durata (uno o due giorni) a elevate concentrazioni di polveri contenenti metalli. Questa condizione può provocare infiammazione delle vie respiratorie, come crisi di asma, o inficiare il funzionamento del sistema cardiocircolatorio. Gli effetti di tipo cronico dipendono, invece, da una esposizione prolungata ad alte concentrazioni di polveri e possono determinare sintomi respiratori come tosse e catarro, diminuzione della capacità polmonare e bronchite cronica. Per soggetti sensibili, cioè persone già affette da patologie polmonari e cardiache o asmatiche, è ragionevole temere un peggioramento delle malattie e uno scatenamento dei sintomi tipici del disturbo».

Ormai da dieci anni la centralina Arpat di Capannori (si trova in via Carlo Piaggia) ha il triste primato regionale del più alto numero di superamenti del valore giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo, valore limite sulle 24 ore per la protezione della salute umana da non superare più di 35 volte nell’anno civile. Ma ha anche un altro primato regionale: quello di aver superato negli anni 2017-2022 anche la media annuale di 40 microgrammi per metro cubo che rappresenta il valore limite annuale per la protezione della salute umana.

Così da oltre 40 anni la pianura di Lucca ha conquistato il triste primato della zona più inquinata della Toscana se guardiamo alle polveri sottili PM10. Un doppio primato negativo, relativo sia al numero di giorni di superamento dei livelli di legge sia alla media giornaliera di PM10 misurata in microgrammi per metro cubo.

La stazione di Capannori, individuata come riferimento nella pianura lucchese tra le stazioni urbane di fondo, ha avuto spesso il primato assoluto in Toscana con medie, secondo gli anni, fra 29 e 33 microgrammi per metro cubo a fonte del valore raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità di appena 15 microgrammi per metro cubo. Nella pianura di Lucca non viene rispettato il limite relativo al numero massimo (35) di superamenti annui della media giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo.

Il fenomeno è datato agli inizi degli anni ottanta, ai tempi del vecchio Servizio multizonale di prevenzione dell’Usl, quando le prime centraline fisse o mobili sfornavano dati poco lusinghieri circa i livelli di inquinamento dell’aria da polveri sottili (PM10) soprattutto nei mesi invernali. Le caratteristiche fisiche della pianura di Lucca non favoriscono infatti la dispersione degli inquinanti. Come detto questo è un fenomeno ormai noto. Nella pianura lucchese questa emergenza dell’aria non è limitata a una singola fabbrica che emette una nube tossica oppure a una o più cartiere. Il superamento delle soglie di inquinamento da polveri sottili si lega alle multiformi attività umane, civili e industriali, mettendo dunque in gioco anche il riscaldamento domestico e il traffico automobilistico. Lo sviluppo industriale avvenuto fra gli anni cinquanta e ottanta del secolo scorso ha portato a quel benessere economico che non ha considerato gli effetti dell’inquinamento di aria, acqua e suolo, fino agli attuali rischi da inquinamento che richiedono una nuova attenzione all’ambiente ma anche la consapevolezza che difficilmente si potranno limitare la crescita economica e i bisogni dei cittadini.

Tutti gli studi in materia di inquinamento dell’aria hanno evidenziato come per la pianura di Lucca le condizioni di fragilità siano legate alle emissioni derivanti dagli insediamenti produttivi, dal traffico e dalle funzioni connesse con la residenza.

Non possiamo dimenticare che ai più alti livelli di inquinamento dell’aria si abbinano tipicamente i periodi di maggiore siccità. Il report 2023 dell’Arpat indica infatti che «dal confronto tra i valori medi registrati nel 2023 e quelli dei due anni precedenti si nota che i valori medi per la maggior parte delle stazioni sono stati leggermente inferiori rispetto al 2022 in cui si era registrato un aumento dal 2021». D’altra parte nel 2023 sono stati registrati più alti valori di pioggia rispetto alla siccità del 2022.

Il 2025, molto più piovoso dei dieci anni precedenti, dovrebbe concludersi con valori complessivamente meno allarmanti ma intanto questo mese di dicembre ha fatto scattare nuovamente le tanto contestate limitazioni, con il blocco temporaneo della circolazione sull’intero territorio del Comune di Lucca e degli altri comuni della Piana (Capannori, Altopascio, Porcari e Montecarlo).

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