Breve storia del fiume Serchio

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Il fiume Serchio prende vita da varie sorgenti provenienti dagli Appennini e dalle Apuane, che convergendo a Piazza al Serchio, formano il terzo fiume più lungo della Toscana, dopo l’Arno e l’Ombrone. Il suo percorso nasce e attraversa la Garfagnana, per arrivare poi alla piana di Lucca, e infine va a gettarsi nel mar Tirreno, nella zona chiamata Bocca di Serchio, poco a nord di Pisa.

In tempi passati il Serchio seguiva un altro corso confluendo nell’Arno, e questo lo sappiamo grazie agli scritti del geografo greco Strabone vissuto dal 64 a.C. a l21 d.C., nel opera intitolata “Geographica”, nel quale racconta della nascita di Pisa, avvenuta tra due fiumi confluenti, l’Arno discendente da Arezzo e l’Ausar discendente dall’Appennino. Del fiume Serchio se ne è occupato anche Plinio il Vecchio vissuto dal 23 al 79 d.C., citandolo nel suo trattato “Naturalis Historia”, dicendo: “La prima città dell’Etruria, è Luni, famosa per il suo porto, vengono poi la colonia di Lucca, lontana dal mare e più vicina ad esso Pisa, situata tra i fiumi Auser e Arno” . Nel VI secolo toccò a Cassiodoro citare il Serchio in due lettere, come quella dell’ordine dato da re Teodorico di mantenere navigabili l’Arno e l’Auser. L’origine antica del nome del Serchio non è stata ben definita, lo storico latino Svetonio dichiarò che l’Auser deriva dall’etrusco e significava dio o divinità, mentre alcuni glottologi moderni invece affermano che il nome deriva da una parola Ausa (pre-ligure) che significa sorgente.

Prima dei grandi lavori che hanno deviato il suo corso, il fiume una volta arrivato nella piana di Lucca, si divideva in molti rami, quello principale confluiva verso la depressione di Bientina e poi si gettava nell’Arno, gli altri, invece andavano a formare una zona paludosa nella piana. I romani furono i primi a bonificare, tanto che porteranno il fiume – intorno al V secolo d.C. – ad avere un corso occidentale chiamato Auserculus (diventato poi: Auserculo, Auserclo, Serculo, Serclo, Serchium e Serchio). Gregorio Magno, Papa dal 590 al 604 parla nei “Dialoghi” di un miracolo avvenuto a Lucca, compiuto dal vescovo Frediano, che avrebbe fatto deviare il corso del fiume Ausarit (l’Ausar di Strabone), salvando la città da una sua piena.

Col passare dei secoli il ramo orientale è scomparso, mentre quello occidentale è il Serchio che tutti noi oggi conosciamo e viviamo.

Tommaso Giacomelli
Tommaso Giacomelli
Giornalista e giurista, le passioni sono per me un vero motore per vivere la vita. Sono alla ricerca inesausta della verità, credo nel giornalismo libero e di qualità. Porterò il mio contributo a "Lo Schermo" perché si batte per essere una voce unica, indipendente e mai ordinaria.

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