HomeIn evidenzaLetta e il PD: lo ZEN e l’arte di fare GOAL

Letta e il PD: lo ZEN e l’arte di fare GOAL

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È uno strano effetto quello che mi provoca la vista del PD di questi giorni. Tristezza mista ad un pizzico di rabbia.

Sì perché il PD è sempre il PD. O, almeno, lo è ancora nel mio piccolo immaginario. Per me è ancora il partito a vocazione maggioritaria che voleva rappresentare il progressismo moderno nel nostro paese. Il che, scrivendolo, mi rendo conto essere assai poco attuale anche solo come spirito di fondo. Mentre quello che vuole essere è un indovinello avvolto in un mistero all’interno di un enigma (per citare Winston sui Rossi).

Ma da qui a fare 3 mesi di congresso, nel quale non si parla letteralmente di nulla, ne passa. L’unico tema sentito è: saremo un partito al traino del populismo di sinistra dei 5 Stelle o l’ala massimalista, e nostalgica della sinistra di lotta, in un’alleanza in cui la parte moderata (e percepita come “seria”) è rappresentata da Azione di Calenda – Renzi?

Già perché per tornare ad essere il perno del centrosinistra, il partito dovrebbe tornare a parlare alla gente, ad avere ambizioni, a pensare di poter incorporare gli altri. E per farlo dovrebbe essere attrattivo e scalabile (in senso positivo, cioè nel senso che a governare sono le idee non consorterie consolidate); dovrebbe essere capace di interpretare la realtà, offrendo una visione realizzabile di politiche sociali senza rinunciare ad un orizzonte ideale adatto alla maggioranza della cittadinanza. Il PD che vediamo non ha nulla di tutto questo da offrire.

L’unico dibattito vivace lo abbiamo visto su: «voto on-line: sì o no?».

Perché la cosa dovrebbe essere interessante? Perché si sono persi mesi dalla sonora sconfitta delle politiche? Per dibattere del voto online? O per scoprire che la data prescelta per il voto coincide con quella di elezioni regionali importantissime come Lazio e Lombardia? E lo si scopre solo oggi? Non è che stiamo parlando della Valle d’Aosta (mi perdonino gli aostani), ma delle due regioni più importanti di Italia!

E di quanto poco sia attrattivo oggi il PD resta testimonianza nella indecisione persino di Articolo 1: che non è neppure più convinto di completare il percorso che prevede il rientro nel PD.

In tutto questo sfacelo la perla è la dichiarazione del segretario «re travicello» a margine della drammatica giornata di mercoledì. Che poi drammatica lo è stata davvero nonostante la risibilità del contenuto: perché, se Bonacini non avesse fatto un gesto di responsabilità e non avesse detto ai suoi di «mollare» e lasciar passare la mediazione al ribasso sul voto on-line «per i bisognosi», si sarebbe assistito alla spaccatura del PD sul «vuoto cosmico».

Ma, scongiurata l’apocalisse, ecco l’ineffabile Letta che lamenta la perdita dell’incredibile “opportunità di fare goal a porta vuota”: non attaccare il governo sulla mancata abrogazione delle accise.

Non male: posizionare il PD a favore di deficit di bilancio fatto per tagliare una componente di tassazione indiretta. In questo modo sarebbe stato interessante osservare Meloni che si ergeva (e lo ha fatto comunque) a difesa dei ceti popolari, che beneficerebbero assai poco di tali spese fiscali che sono ovviamente a beneficio anche della popolazione ricca, spiegando come le risorse disponibili siano state, e debbano essere, dirottate a sostegno di chi ha meno. Magari con qualche sostegno, sempre nel settore trasporti, ma indirizzato solo ai meno abbienti. Tipo un bonus trasporti da legare all’ISEE (quindi rivolto solo a chi ha redditi bassi). Il tutto mantenendo un necessario equilibrio dei conti e quindi con l’Europa. Toh, lo ha fatto!

Quindi sarebbe (o è già?) Meloni vs. PD 2 a 0: più sociale e più europeista.

Forse Letta ha un po’ di confusione riguardo alle dinamiche del gioco del calcio: i gol sono necessari per vincere. Ma è piuttosto importante non dimenticare che le porte sono due. E che i gol fatti nella propria porta non è che aiutano tanto a vincere. So che questa parte, nelle lezioni di teoria del calcio, non viene molto rimarcata (e per valide e ovvie ragioni, direi) ma a questo punto mi sembrava opportuno un rapido ripasso delle regole

Andrea Bicocchi @Andrea_Bicocchi

Andrea Bicocchi
Andrea Bicocchi
Imprenditore, editore de "Lo Schermo", volontario. Mi piace approfondire le cose e ho un'insana passione per tutto quello che è tecnologia e innovazione. Sono anche convinto che la comunità in cui viviamo abbia bisogno dell'impegno e del lavoro di tutti e di ciascuno. Il mio impegno nel lavoro, nel sociale e ne Lo Schermo, riflettono questa mia visione del mondo.

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