Ha suscitato commenti sdegnati l’immagine della “discarica” di rifiuti piazzata di fronte a quel che resta del glorioso Caffè Caselli Di Simo in via Fillungo.

Sì proprio in via Fillungo in quella che un viaggiatore inglese di fine Ottocento vide la versione lucchese di Jeremy Strett, la più elegante e celebrata via del commercio di Londra.

A riguardarla quella triste immagine di incuria e di sciatteria provoca rabbia e sdegno: Lucca non si merita un trattamento così deplorevole: un ammasso di cartoni, sacchi della nettezza, scatoloni ed al pattume appoggiato alla saracinesca del Caselli Di Simo.

Per una città che ambisce al titolo di capitale italiana della cultura quella indecente immagine vale più di tante roboanti sbrodolate che dovrebbero convincere la giuria del titolo a conferirlo alla nostra città.

Del resto, se non sono malte informato, anche all’ultima sceneggiata pro capitale della cultura, quella in palazzo Sani con tanto di asse Lucca-Viareggio e dintorni, si discettato quasi di tutto, ma non una parola è stata spesa per soillecitare l’iniziativa di recupero del Di Simo Caselli: il Caffe che da solo rappresenta la storia della cultura lucchese di Otto-Novecento.

E allora? Intanto deliziamoci gli occhi della discarica di via Fillungo e in attesa che qualcuno (?) prenda il coraggio di muovere il passo giusto nella direzione del recupero e della valorizzazione del Caselli Di Simo godiamoci queste belle giornate ottobrine e prendiamo in considerazione la proposta che ha avanzato Sandro Sesti.

A proposito di Sandro Sesti, l’autore del maximanifesto delle Celebrazioni pucciniane che ancora resiste sulla facciata del “Giglio”, non si faccia tante illusioni. Un uccellino, bene informato, mi dice che le grandi manovre per rimuoverlo sono a buon punto: Questione di giorni e il maximanifesto sparirà. Per finire, è ovvio, nel pattume della discarica di via Fillungo.

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