Intervista a Giuseppe Guastini, presidente del circolo.

Il mondo del cinema sta affrontando un periodo certamente molto complicato. Lo streaming che, già prima della comparsa del Covid 19 aveva dato una grande spallata al mercato cinematografico, si è imposto prepotentemente come canale di fruizione principale negli anni della pandemia, come dimostra l’apertura di sempre nuove piattaforme da parte delle grandi Majors. Le paure relative al virus, unite alla scoperta di un mezzo sicuramente più comodo hanno portato ad una progressiva perdita del concetto di sala cinematografica e di cosa significa l’esperienza del cinema, con la categoria degli esercenti delle suddette sale a subirne maggiormente le conseguenze.

Eppure in questo clima difficile c’è chi si batte a Lucca per far sì che l’offerta culturale relativa al cinema non si fermi ai grandi kolossal sbanca botteghini, ma che comprenda anche quei film d’autore e dai forti temi artistici e sociali che ora più che mai hanno difficoltà ad essere distribuiti: Il Circolo del cinema di Lucca. Il Circolo è una realtà che è da anni un tutt’uno con il substrato storico/culturale della nostra cittadina. Esso è attivo ininterrottamente fin dal secondo dopoguerra, come ci dice con orgoglio lo storico presidente Giuseppe Guastini, con il quale vogliamo ripercorrerne assieme la storia e avere anche una sua opinione sulla situazione particolare che vive il cinema al momento.

Giuseppe Guastini, presidente del Circolo del Cinema di Lucca

Giuseppe, come nasce il Circolo del cinema di Lucca? E in che modo poi la sua storia si aggancia a quella di questa realtà?

Il Circolo del Cinema di Lucca ha le sue origini nell’immediato dopoguerra, in quel clima di rinascita e desiderio di ripartenza che caratterizzava tutta l’Italia alla conclusione del conflitto. L’idea di formare un circolo che fosse in grado di portare a Lucca tutti quei film che, durante il ventennio e successivamente la guerra, non avevano raggiunto le nostre sale nacque tra le mura del Caffè Di Simo, a quel tempo punto di ritrovo della Lucca intellettuale. Tra i tanti nomi dei soci fondatori che è possibile annoverare troviamo quello del professor Carlo Barsotti (successivamente eletto presidente) e del pittore Giuseppe Ardinghi, realizzatore del celebre simbolo del Circolo, ovvero il gufo.

La prima proiezione in assoluto si tenne il 07 gennaio 1948 nel cinema interno alla Vecchia Manifattura Tabacchi e il film proiettato fu il film “Il milione” del grande regista francese René Clair, con un fortissimo riscontro di pubblico. Per circa trent’anni da quella prima proiezione, sotto la presidenza di Barsotti, il Circolo del cinema di Lucca ha portato avanti la sua missione di diffusione della cultura cinematografica fino a quando non avvenne quel ricambio generazionale nel quale subentrai anche io. Conflitti interni stavano infatti logorando una gestione che ormai stava lentamente spegnendosi, ma il professor Barsotti vide in me, Marcello Bertocchini (oggi presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca) e Luigi Massagli dei soggetti giovani ed appassionati, adatti a raccoglierne l’eredità. Così, dal 1978 quando esordimmo con una rassegna sul “Nuovo cinema tedesco” abbiamo condotto ininterrottamente (escluso il periodo forzato della pandemia) la nostra attività culturale, in continuità con lo spirito fondante del Circolo.

In questi lunghi anni di attività avete avuto anche la fortuna di ospitare alcune ospiti illustri. Ne ricorda qualcuno in particolare?

Tra gli ospiti che siamo riusciti a portare Lucca, uno che certamente ricordo con affetto è Morando Morandini, lo storico critico cinematografico che ha scritto l’Enciclopedia del cinema, un uomo dalla passione sconfinata per la materia e dall’estrema simpatia che, nonostante fosse già molto anziano, accolse molto volentieri il nostro invito.

Un altro nome che abbiamo avuto il piacere di ospitare è quello della regista Wilma Labate che nel suo lavoro ha affrontato spesso temi scomodi e di forte impatto sociale.

Un nome a cui sono particolarmente legato però è quello di Carlo Petrini, l’ex calciatore dalla vita molto complicata e tra i testimoni dei casi di calcioscommesse e calciodoping. Venne da noi quando purtroppo era già malato per presentare il film “Centravanti Nato”, un documentario che ripercorreva la sua carriera sportiva ma anche tutte le vicende che negli anni 70 inquinarono il mondo del calcio. In quella occasione parlò anche del suo impegno nella riapertura dell’inchiesta sul presunto suicidio di Donato Bergamini, giocatore del Cosenza che invece era probabilmente stato vittima della criminalità organizzata. Fu un incontro molto sentito e per diversi anni restai in contatto con lui e la sua compagna, fino a quando purtroppo la malattia gli fu fatale (2012 ndr).

Sono ben 44 anni di esperienza nel Circolo. Con gli occhi di oggi che esperienza è stata?

Nel corso di questa lunga esperienza, sia come membro che come presidente, ho avuto la possibilità e la fortuna di conoscere centinaia di persone con ile quali confrontarmi e a volte anche scontrarmi. Alcune sono rimaste nel corso del tempo, altre invece sono uscite anche dal giro del nostro Circolo come ad esempio Marcello Bertocchini che continua a supportarci però in altro modo. Sono tutti incontri che mi hanno sicuramente arricchito dal punto di vista umano.

Ci sono stati anche momenti di grande difficoltà, come la perdita del nostro amico e membro storico Leonardo Ghivizzani, la cui scomparsa ha purtroppo segnato una profonda ferita dal punto di vista umano all’interno del Circolo, oltre che penalizzare la nostra possibilità di garantire una doppia programmazione appoggiandoci anche al complesso San Micheletto insieme al cinema Centrale. Situazione che poi è peggiorata con l’arrivo del Covid 19, poiché i costi di sanificazione e l’impegno necessari a garantirli ci hanno costretto a mantenere solo la programmazione al cinema Centrale.

Nonostante tutte le difficoltà però la più grande soddisfazione che ho come presidente è quella di aver sempre anteposto a qualsiasi forma di protagonismo il Circolo del Cinema di Lucca, per far si che la sua idea di diffusione di qualità e amore per il cinema fosse sempre e comunque rispettata. Averlo fatto per tanti anni ininterrottamente è un orgoglio per me.

C’è un ricordo al quale è legato maggiormente?

Si, nel 1982 ricordo che proponemmo una monografia completa del cinema di Luchino Visconti e fu necessario molto impegno per reperire tutti i film ed organizzare il programma nella maniera qualitativamente e filologicamente più corretta, ma il successo in sala ci ripagò di ogni sforzo. Ottenemmo il tutto esaurito praticamente ad ogni proiezione. Ripensare a quel tempo considerando la situazione attuale delle sale effettivamente genera non poco malinconia.

Dato che è emerso l’argomento: un suo pensiero sullo stato del cinema in Italia?

Il momento è molto buio, le distribuzioni sono enorme in difficoltà perché l’effetto dello streaming ha fatto si che si rimescolasse completamente il mercato in favore di queste nuove piattaforme. Con la sospensioni delle norme anti covid vedremo se a settembre ci sarà una scossa per le sale cinematografiche. Il problema però non coinvolge solo i circoli del cinema ma l’intero settore, che si impoverisce non solo da un punto di vista culturale ma proprio della materia prima. Sempre meno film vengono prodotti e di conseguenza distribuiti, in favore del fenomeno del momento, le serie tv che però, come dimostrano anche i numeri in calo di Netflix, forse stanno perdendo anch’esse di interesse. La mancanza di autori con idee forti e innovative rischia di essere un problema terrificante per l’intera industria cinematografica.

L’augurio che ci sentiamo di fare è quello di non perdere il contatto con l’esperienza della sala e di supportare una reatà come quella del circolo del Cinema di Lucca in questa sua nobile crociata culturale.